La Camera dei Comuni britannica ha bocciato, con 334 voti contrari e 85 favorevoli, l’emendamento presentato dalla ex Tory poi confluita nel Gruppo Indipendente, Sarah Wollaston, che proponeva di estendere l’articolo 50 del trattato di Lisbona per concedere tempo all’organizzazione di un secondo referendum sulla Brexit.
L’emendamento prevedeva che l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea avrebbe dovuto essere posticipata, rispetto alla data del 29 marzo, “per il tempo necessario a legiferare ed effettuare un voto pubblico su un’uscita alle condizioni determinate dal Parlamento o sulla permanenza nell’Ue”. Il partito laburista non ha appoggiato l’emendamento e i suoi deputati si sono astenuti.
Di fronte a questa “situazione di incertezza, se siamo lucidi e responsabili ci dobbiamo preparare ad una Brexit senza accordo, perché il 29 marzo è vicino”, ha commentato il capo negoziatore dell’Ue per la Brexit Michel Barnier. L’estensione sarà al voto stasera, “non mi permetto di intervenire su questo, ma voglio dire che la situazione è grave e che bisogna prepararsi” allo scenario di un no deal. “Siamo pronti, ma raccomando di non sottostimare le conseguenze”.
La Camera dei Comuni ha respinto, con 314 voti contro 311, anche un emendamento bipartisan alla mozione sulla richiesta di un rinvio della Brexit che avrebbe imposto al governo guidato da Theresa May di consentire al Parlamento di proporre “voti indicativi” su piani di divorzio dall’Ue diversi da quello della premier Tory. Obiettivo del documento, firmato fra gli altri dai laburisti eurofili Hilary Benn e Yvette Cooper, era verificare l’esistenza di “maggioranze trasversali” alternative.