“L’Unione europea è un mostro giuridico che deve essere rivisto. La vera rivoluzione in Europa sarebbe il ritorno alla normalità”. Non usa mezzi termini il professor Giulio Sapelli, economista di lungo corso e autorevole conoscitore dei meccanismi finanziari, nello schierarsi a favore di una revisione dei trattati Ue.
Il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha detto che bisogna rivedere il patto di stabilità perché nato in un momento di crisi che è ormai alle spalle. È d’accordo?
“Finalmente inizia ad esserci un po’ di buon senso perché è una presa d’atto della realtà e delle difficoltà italiane ed europee. Sono contentissimo di quanto ha detto, soprattutto per il ruolo di spicco che riveste in Europa”.
Crede sia indicativo il fatto che ne abbia parlato con la stampa tedesca?
“Sicuramente sì, ha fatto molto bene a parlarne con la stampa tedesca anche se, è giusto dirlo, i tempi sono cambiati e in Germania anche i quotidiani, specie in quelli di opinione, dicono che così non si può più andare avanti. Contrariamente a quanto si pensa, loro sono preoccupatissimi per la situazione delle proprie banche, delle infrastrutture e della mancanza di manodopera qualificata”.
Cosa risponde a chi dice che quanto detto da Gentiloni serva solo ad arginare le istanze dei partiti neonazionalisti?
“Mi sento di escluderlo. Mi pare che Gentiloni ha una formazione di livello, parla le lingue, è preparato ed è capace di attingere dalle fonti della cultura”.
Ma come si fa a passare dalle parole ai fatti?
“Bisogna rimettere le riforme in mano alla diplomazia e parlare con tedeschi e francesi, non tanto con ungheresi e austriaci. Guardi la Francia ha bisogno di rivedere gli accordi europei perché è in una situazione economica peggiore di noi e non solo perché ci sono scioperi in continuazione ma soprattutto perché chi chiede le riforme all’Italia, cosa dovrebbe chiedere a loro? Parliamo di un Paese in cui si va in pensione a 62 anni, ci sono 37 regimi speciali e un alto debito pubblico che se non fosse per il franco africano, grazie al quale pagano uranio e materie prime in franchi, sarebbe letteralmente fuori controllo. Ma il nodo è un altro”.
In che senso?
“È l’ora di decidere, a livello Europeo, se vogliamo dotarci di una Costituzione federale o confederale. Si può avere una moneta unica ma con questa deve esserci una libertà di iniziativa economica in determinati ambiti così, se le cose vanno male, gli Stati possono fare da soli. Non bisogna avere il pilota automatico, altrimenti l’Europa salterà per mancanza di democrazia, mentre è necessario che la politica economica venga stabilita singolarmente dai diversi parlamenti”.
Ultimamente in Italia si discute molto del Meccanismo europeo di stabilità. Lei cosa ne pensa del Mes?
“Che c’è tanta confusione. Nessuno dice che nel 2011, durante la prima bozza, la Corte di Karlsruhe ha stabilito che il Mes è incostituzionale perché per essere applicato deve passare dal parlamento tedesco. Anche loro capivano la pericolosità di questo meccanismo e noi, in un certo senso, siamo stati tedeschi perché abbiamo chiesto la stessa cosa. Ci tengo a sottolineare che in Italia il primo allarme sul Mes l’ha lanciato un europeista convinto come il governatore della banca d’Italia Visco. Deve essere chiaro che non siamo obbligati ad applicarlo ma dicendo un no secco, finiremmo per impensierire gli speculatori”.