Cambiamento, ripartenza e rilancio. Tre indicazioni precise quelle che arrivano dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L’occasione è il messaggio inviato al presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, Bernhard Scholz, in vista della 41ma edizione del Meeting di Rimini. “Questa quarantunesima edizione del Meeting – scrive il Capo dello Stato – si svolge mentre la terribile pandemia semina sofferenze e morte a ogni latitudine, facendo irruzione nella nostra storia e costringendoci a un rallentamento, purtroppo con pesanti conseguenze economiche e sociali”.
“Siamo ora chiamati a ripartire con maggiore qualità – aggiunge Mattarella -, con più forte coscienza di comunità, con un nuovo sviluppo che rispetti la natura e superi le discriminazioni sociali. Il tema di quest’anno è stato scelto prima che comparisse il virus e tuttavia costituisce uno stimolo, quanto mai appropriato, per riflettere su quanto avvenuto e per avviare l’opera di ricostruzione. Questa non può attendere e ha bisogno, al tempo stesso, di profonda idealità, di ampia visione, di grande concretezza”, aggiunge il capo dello Stato.
“Nei passaggi storici più importanti pesano, ovviamente, le condizioni materiali. Ma il rilancio è possibile se – afferma ancora il presidente della Repubblica -, accanto al legittimo gioco degli interessi, si manifesta capacità progettuale, tendenza allo sviluppo integrale della persona, impegno per la crescita di umanità che sconfiggano spinte alla chiusura, al risentimento, all’avversione, che condurrebbero invece al fallimento”.
“Il Meeting – osserva Mattarella -, fin dalle sue origini, ha guardato l’orizzonte europeo come tratto decisivo del nostro futuro. Cogliere il cambiamento, di cui l’Unione europea è stata capace nella risposta alla pandemia e nel progettare la ripartenza, è oggi la premessa di un rilancio dell’Italia. Il nostro Paese ha dato prova, ancora una volta, delle sue energie morali e civili e soltanto nell’integrazione e nella solidarietà europea può costruire un domani adeguato per i suoi figli. All’impegno economico, sociale, culturale che ne deriva tutti possiamo e dobbiamo contribuire. Le istituzioni anzitutto e l’intera società, con le sue forze economiche e le sue preziose autonomie sociali. Questo è il percorso per colmare i ritardi e rendere più saldi l’Italia e l’avvenire delle sue giovani generazioni”.