Dopo l’assedio a Mosul, in Iraq, sarà lanciato – tra qualche settimana – l’assalto a Raqqa, in Siria, la città considerata la capitale dell’Isis. Gli Stati Uniti, sotto la guida di Donald Trump, hanno deciso di serrare i tempi sulla sconfitta militare del Califfato, che già nell’ultimo anno ha perso vaste zone di territorio: i vertici militari di Washington hanno spostato centinaia di marines e di mezzi di artiglieria alle porte di Raqqa. Nessuna fonte diplomatica ha voluto ufficialmente confermare la notizia, né tantomeno spiegare quale sarà il ruolo di queste forze dispiegate sullo scenario siriano.
L’obiettivo è quello di infliggere un durissimo colpo ai miliziani fedeli ad Abu Bakr al-Baghdadi: la perdita di Raqqa equivarrebbe alla caduta della principale roccaforte jihadista da quando il gruppo ha iniziato a combattere. La principale offensiva sarà comunque lanciata dalla Syrian democratic forces (Sdf), che unisce forze curdo-arabe. La decisione americana di affidarsi anche ai curdi nell’operazione ha irritato la Turchia, che avrebbe voluto svolgere un ruolo più attivo.