Non è molto richiesto: di più. Perché è uno che “lo chiami e ti fa puntata”. Perché con quella sua aria da maestrino incazzoso è sempre bravo a creare il caso: a litigare con Clemente Mastella, a dare del “totalmente inetto” a Francesco Boccia o del buffone a Matteo Salvini. Perché sa essere sferzante e cattivo, quando vuole. E puntualmente viene ricambiato in diretta: “Pariolino!” “Burinotto!” (copyright Mastella).
Più apparizioni in Tv che voti. Doppio esposto contro Calenda
Insomma: l’europarlamentare Carlo Calenda, oggi leader di Azione!, in tv è diventato come il prezzemolo. Ubiquo. Certo, conterà il fatto che sia stato ministro Pd allo Sviluppo economico, che la mamma sia la regista Francesca Comencini, e che gli amici di famiglia siano gente che spesso, a Roma, nel mondo dei media conta qualcosa. In ogni caso, il suo carnet è da record. Il 23 gennaio, a Piazzapulita, si accapigliava con Peter Gomez sulla mortalità del Covid («Se vuole insegnare il mestiere anche al Prof. Galli allora mi ritiro perché lei è un genio… Può essere un po’ più educato?» si è inviperito quello), il 1° febbraio a Tg2 Politico proponeva un governo istituzionale, l’8 marzo a Tv2000 faceva a pezzi il suo ex partito (le classi dirigenti non “tirano fuori un’idea”), il 22 aprile esplodeva da Corrado Formigli su San Basilio e dintorni (“Dire ‘non puoi parlare di periferie perché non sei nato in periferia’ è un’idiozia figlia del grillismo”)…
Non solo. Da quando, in ottobre, ha annunciato da Fabio Fazio la sua candidatura a sindaco di Roma (“Auspico un appoggio largo, perché mettere a posto questa città è un lavoro che non può fare una persona sola”) la sua presenza si è fatta inarrestabile. Tanto che un meno ubiquo candidato a sindaco, tale Andrea Bernaudo, fondatore dei Liberisti italiani, il 16 aprile ha segnalato il suo straripare all’Agcom e alla Vigilanza Rai: “Il sedicente candidato Carlo Calenda ha goduto di una sovraesposizione rispetto alla sua rappresentanza politica, andando regolarmente in tv a fare la campagna elettorale come candidato sindaco a Roma, sempre senza contradditorio e più volte affermando – contrariamente al vero – di essere l’unico sfidante della Raggi”.
Per violazione della par condicio e concorrenza sleale Bernaudo ha puntato il dito su Rai (nell’ordine: Rai 3, Rai 1, Rai News24 e Rai2), Mediaset (Rete 4), Sky (Tg24) e La7. Reazioni? Zero. Anzi: il 18 aprile Calenda era a parlare di Roma a Tagadà (“Mi candido per essere un sindaco in grado di cambiare la città”), il 22 di nuovo da Formigli, il 29 da Lilli Gruber a OttoeMezzo, con due puntatine nel frattempo a RadioRadio e a Radio Capital. Nuovo esposto il 3 maggio. E stavolta l’Agcom ha aperto un’istruttoria. “Il sig. Calenda può andare in tv, ma non può farlo per farsi la campagna elettorale a danno degli altri, con la compiacenza delle reti pubbliche e private” ha finalmente esultato Bernaudo. Che può comunque dormire sonni tranquilli: malgrado l’onnipresenza mediatica, l’ultimo sondaggio di Termometro politico non schioda Carletto e Azione!, a livello nazionale, da un misero 3,1 per cento.