Qualcuno che gli sta vicino dovrebbe prendere per un braccio Carlo Calenda, portavoce della coalizione di Azione e Italia Viva, e sussurragli all’orecchio che non fa una grande figura andando in giro per radio e televisioni a ripetere un bugia.
Il segretario di Azione insiste nella delegittimazione dei sondaggi assicurando che si sbagliano come già successe per le elezioni amministrative a Roma.
Dice il falso: i sondaggi in quell’occasione davano la lista di Calenda al 19% che fu esattamente la cifra che incassò allo spoglio.
Ma i sondaggi, si sa, sono veri solo se tornano utili e così il cosiddetto terzo polo (che nella migliore delle ipotesi sarà il quarto) non può fare altro che osservare malinconicamente i numeri.
Calenda e Renzi al 5,3%
Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato all’istituto Demopolis, l’alleanza tra Matteo Renzi e Calenda raccoglierebbe il 5,3 per cento dei consensi.
Mentre secondo un sondaggio, quello di Enzo Risso, commissionato dalla Lega ed eseguito dall’8 al 12 agosto se si votasse oggi Italia Viva otterrebbe il 2 per cento dei voti, mentre Azione il 2,3 per cento.
Se vi state chiedendo come possa un’alleanza elettorale così insignificante ottenere uno spazio così spropositato nel dibattito pubblico sappiate che è la domanda che si pongono quasi tutti coloro che per passione o per mestiere seguono queste brutte elezioni estive.
Intanto Calenda presenta il programma elettorale per le elezioni del 25 settembre. Nulla di significativamente nuovo sotto il sole, il refrain è sempre quello di portare avanti “l’agenda Draghi” (che nemmeno Draghi riconosce) e il solito mito della competenza agitato come un feticcio.
Agenda Draghi
“Il nostro obiettivo è semplice: andare avanti con l’agenda Draghi, andare avanti con il metodo Draghi del buon senso e del buon governo, avere possibilmente Draghi come presidente del Consiglio. E il nostro programma è attuare le riforme del Pnrr”, dice Calenda.
Nessuno dei giornalisti presenti gli fa notare che con il 5% risicato una dichiarazione del genere tradisce una pessima contezza di sé stessi.
Ma soprattutto nessuno dice chiaro e tondo il vero obiettivo di Renzi, Calenda e soci: far vincere tranquillamente la destra, senza inimicarsela troppo, aspettando che il governo Meloni crolli per dissidi interni (o per i conti pubblici che si sballeranno in un soffio) e quindi tornare a un bel governo tecnico in cui Azione e Italia Viva possano tornare a essere granelli di sabbia che sculettano da re.
Fotocopia della destra
Non male presentarsi alle elezioni ammettendo di aspettare con ansia le macerie. Non male anche questi continui attacchi al Pd e al centrosinistra funzionali al dover prendere per mano prossimamente Berlusconi e gli altri per governarci insieme.
Del resto basta leggere il programma e le dichiarazioni per accorgersi che centristi e centrodestra sono la stessa cosa. Sono identiche le idee sulla giustizia, con Maria Elena Boschi che ammette candidamente “vogliamo tornare alla prescrizione sostanziale. Siamo per l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione”, esattamente come un Berlusconi qualsiasi.
Sono identiche le idee sul presidenzialismo, che Renzi chiama “sindaco d’Italia” ma è sostanzialmente la stessa cosa (“attraverso l’elezione diretta del Presidente del Consiglio si può raggiungere anche a livello nazionale lo stesso obiettivo”, dice Gelmini) e sono identici perfino nei modi da bulli.
A questo punto sorge un dubbio: tra due destre pressoché identiche perché qualcuno dovrebbe votare quella insignificante, destinata a perdere?