Dopo gli ammiccamenti e le richieste (leggi l’articolo), scoppia la luna di miele tra Roberto Gualtieri e Carlo Calenda. Giunge a conclusione, in vista del ballottaggio a Rona, il corteggiamento del candidato dem nei confronti dell’ex ministro dello Sviluppo economico dei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. A suggellare l’avvenuto accordo è Calenda che, ospite a Otto e mezzo su La7, ha rotto gli indugi spiegando (anche con un post su Facebook): “Non farò né alleanze né apparentamenti. Ma farò un’opposizione costruttiva. Penso sia giusto andare a votare al ballottaggio e come tale sicuramente non voterò Enrico Michetti ma voterò Gualtieri, perché mi corrisponde di più”.
LA POSTA IN PALIO. Mossa che, assicura, è fatta “a carattere personale” e “non è un’indicazione di voto urbi et orbi”. Una decisione che l’ex ministro motiva spiegando che il Mr.Wolf di Giorgia Meloni “non ha uno straccio di programma e nemmeno di classe dirigente”. Eppure a convincere Calenda non è stato solo questo. All’indomani del voto, infatti, aveva recapitato a Gualtieri la precisa richiesta di tenere fuori dalla propria eventuale giunta gli esponenti del Movimento Cinque Stelle.
E come da copione, ieri il candidato del Paritto democratico ha accettato: “Se confermo che non ci saranno Cinque stelle in giunta? L’ho detto, sono abituato a dire le stesse cose sia prima del primo e sia del secondo turno. Lo confermo: noi siamo abituati a fare quello che diciamo”. Una chiusura a metà coi pentastellati perché Gualtieri, conquistato il supporto di Calenda, ora mira a prendersi anche i voti di quanti gli hanno preferito Virginia Raggi. Proprio per questo il dem assicura che nei prossimi giorni è sua intenzione “sentire Giuseppe Conte” con cui, assicura, è in buoni rapporti.
GIOCO SPORCO. A ben vedere la mossa del leader di Azione spariglia le carte non solo a Roma ma sull’intero territorio nazionale, tanto che molti tra i pentastellati parlano di un vero e proprio “gioco sporco”. Con questo colpo di teatro, infatti, ad andare in crisi potrebbe essere l’alleanza stessa che, seppur tra alti e bassi, esiste tra Pd e 5 Stelle. Che le cose stiano così è apparso evidente già nella mattinata con la reazione stizzita di Giuseppe Conte, leader pentastellato, secondo cui: “Calenda sta facendo un suo percorso politico autoreferenziale, e noi glielo facciamo fare tranquillamente: siamo orgogliosamente forti della nostra storia e della nostra tradizione, lui si affaccia adesso alla politica”.
Non solo. L’ex premier del governo giallorosso, provando a gestire le turbolenze che sono esplose subito dopo l’annuncio di Gualtieri, ha detto anche che il candidato dem “non ha detto nulla di meno o di più di quello che riteniamo: non avendo chiesto nulla e non avendo mai pensato di avere assessori non era all’ordine del giorno. Quindi ha detto quello che è in linea con quello che noi riteniamo per il ballottaggio di Roma”.