Il taglio del cuneo fiscale viene confermato dalla manovra, ma solamente per il 2024. L’aumento degli stipendi (che non è un vero aumento, considerando che viene semplicemente prorogato quanto già oggi esiste) dovrà essere rifinanziato tra un anno per evitare che la busta paga di 13,8 milioni di lavoratori dipendenti, pubblici e privati, si alleggerisca nel 2025.
La bozza della manovra, la prima dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri di una settimana fa, conferma il taglio del cuneo fiscale solamente per il 2024, senza alcun intervento strutturale, come chiesto da più parti. Viene confermato l’innalzamento del netto in busta paga con uno sgravio del 6% per i redditi fino a 35mila euro, che diventa del 7% per i redditi sotto i 25mila euro. Il costo della misura è di dieci miliardi.
Busta paga, confermato il taglio del cuneo fiscale ma solo per il 2024
Nella bozza della manovra si sottolinea come la misura sia “in via eccezionale”, ovvero solamente per tutto il 2024. Lo sgravio riguarda i rapporti di lavoro dipendente (esclusi quelli di lavoro domestico) e non ha effetti sul rateo di tredicesima.
La misura vale per redditi da lavoro con importi mensili (calcolati su tredici mensilità) massimi fissati a 2.692 euro e un ulteriore innalzamento per importi al di sotto dei 1.923 euro.
Quanto aumentano gli stipendi
Il taglio del cuneo fiscale è, in realtà, una conferma di quanto già oggi è in vigore, quindi non produrrà un aumento degli stipendi rispetto a oggi, ma solamente rispetto ai primi sei mesi del 2023. L’unico vero vantaggio rispetto a oggi deriva dal contestuale accorpamento delle prime due aliquote Irpef, con un beneficio che va dagli 8 ai 20 euro al mese per i lavoratori dipendenti con redditi inferiori ai 50mila euro (al di sopra il beneficio viene azzerato).
Secondo le prime stime che circolano in questi giorni, l’effetto combinato delle due misure potrebbe portare un aumento (rispetto a inizio anno e non rispetto a oggi) di circa 60 euro al mese per i redditi fino a 15mila euro e di circa 100 euro per quelli fino a 35mila euro, calcolati su tredici mensilità. Al di sopra dei 35mila euro non viene applicato lo sgravio contributivo, per cui si avrebbe un aumento di circa 20 euro legato soltanto ai nuovi scaglioni Irpef.
Stipendi, le altre novità della manovra in busta paga
Tra le novità riguardanti lo stesso capitolo, quello sugli stipendi, c’è anche la detassazione dei premi di produttività, con un’aliquota che scende al 5%. Altra detassazione è quella per i lavoratori del settore turistico, ricettivo e termale: da gennaio fino al 30 giugno del 2024 viene riconosciuto un trattamento integrativo speciale, pari al 15% delle retribuzioni, per il lavoro notturno e straordinario nei giorni festivi, in caso di reddito non superiore a 40mila euro.
Infine, novità anche per i fringe benefit: la soglia di esenzione viene portata a mille euro per tutti i lavoratori dipendenti e a 2mila euro per quelli con figli a carico, “compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti, i figli adottivi o affidati”.