Le minestre riscaldate, nel calcio come nella vita, non sono mai sintomo di un’ottima scelta. In tanti, anche sui social, hanno sottolineato come il ritorno da “mamma Juventus” di Gianluigi Buffon dopo la parentesi di un anno al Paris Saint-Germain non debba essere necessariamente salutato come un colpaccio. Certo, dietro questa decisione c’è una strategia ben precisa, in perfetto stile bianconero: quella di affiancare il nuovo mister Maurizio Sarri da un uomo spogliatoio che possa tenere la squadra unita, compito che Buffon non avrebbe problema ad assolvere per la stima di cui gode nell’ambiente juventino. Altrettanto, vero, però è che l’ex capitano della Nazionale dovrà, almeno ogni tanto, scendere in campo. E l’immagine che ha lasciato di sé, delle sue incredibili gesta, delle sue parate e dei suoi miracoli, potrebbe almeno in parte risentirne. La storia del calcio, d’altronde, è piena di ritorni clamorosi nelle squadre in cui i campioni in questione avevano lasciato il segno, finendo col collezionare un clamoroso flop che – non c’è il minimo dubbio – avrebbero fatto bene ad evitare.
FIASCHI COL PALLONE. Restando in casa juventina non si può non pensare ad Alessandro Matri: l’attaccante sotto la gestione Conte ha vinto tre scudetti collezionando 69 presenze e 27 gol. Pochi ricordano, però, che dopo due anni Matri torna alla Juve: 5 presenze e zero gol. Che dire ancora del clamoroso caso del grandissimo Andriy Shevchenko, idolo dei tifosi rossoneri. Ma anche loro non potranno negare che la seconda esperienza al Milan del pallone d’oro più che grigia è stata nera, nerissima. I numeri parlano per tutti: dal ‘99 al 2006 la media presenze-gol è semplicemente inumana (208 – 127). Ma quando dopo due anni torna dal Chelsea (stagione 2008-2009) è semplicemente irriconoscibile (oltreché vecchiotto): 18 presenze e zero gol. Restano in tema Milan, altro campione che è tornato da fiasco è il grandissimo Kakà. Senza ombra di dubbio le gesta del fuoriclasse brasiliano rimarranno nella storia: da trequartista riuscì in soli 6 anni a collezionare 193 presenze e 70 gol. Numeri che solo i grandi campioni riescono ad eguagliare. E poi? E poi il nulla cosmico o quasi, con 30 presenze e 7 gol dopo 4 anni, nella stagione 2013-2014. Altro clamoroso caso è stato quello della travagliatissima carriera di Adriano, l’Imperatore, un giocatore che senz’altro avrebbe potuto avere una storia diversa viste le sue potenzialità. Mostrate in maniera clamorosa all’Inter (103 partite, 44 reti) per poi tornare un anno dopo ee fare solo 12 presenze e 3 gol.
DALLE STELLE ALLE STALLE. Il caso più evidente di ritorno sbagliato, però, è senza ombra di dubbio quello di Marcello Lippi. Basta il nome a chi se ne intende di calcio per capire a cosa ci stiamo riferendo. “Campioni del mondo”, “Il cielo è azzurro sopra Berlino” e l’indimenticabile po-po-po-po-po-po…. C’era lui, mister Lippi. Un dio in terra. Prima di decidere – dopo la brevissima e dimenticata stagione di Roberto Donadoni – di tornare ad allenare la nazionaleitaliana due anni dopo. In tempo per i Mondiali del 2010. Tutti ricordiamo come andò: eliminati in un girone da bocce con Nuova Zelanda, Slovacchia e Paraguay. Una macchia impossibile da cancellare. E Buffon, che c’era sia nel 2006 che nel 2010, dovrebbe saperlo.