Un’idea che più passa il tempo e più pare non convincere nessuno. O, per meglio dire, quasi nessuno: classificare con condizioni rigorose o transitorie anche il gas e l’energia nucleare tra le fonti sostenibili nell’elenco dei settori energetici dove indirizzare gli investimenti come parte della lotta al cambiamento climatico, in vista anche e soprattutto del Recovery Fund. Negli ultimi giorni, infatti, si è allungata la lista dei paesi contrari alla proposta della Commissione europea. Dopo Germania, Spagna ed Austria anche il Lussemburgo ha espresso il suo dissenso verso la decisione della Commissione.
Proprio ieri Vienna ha detto di essere pronta a fare causa se i piani della Commissione europea che includono il nucleare e il gas naturale tra le fonti sostenibili per gli investimenti a favore della transizione energetica “verranno attuati in questo modo”. Lo ha scritto su Twitter la ministra federale austriaca per il Clima, l’ambiente e l’energia, Leonore Gewessler, evidenziando che l’energia nucleare è “pericolosa e non rappresenta una soluzione nella lotta contro la crisi climatica”.
“Esamineremo attentamente la bozza” presentata dalla Commissione Ue “e abbiamo già commissionato un parere legale sull’inclusione del nucleare nella tassonomia”, ha aggiunto. Dal canto suo, invece, Berlino ha deciso di affiancare le parole ai fatti chiudendo tre delle centrali nucleari ancora in piedi.
E IN ITALIA? Chi invece al momento ancora non si è pronunciato è il nostro ministro per la Transizione ecologica. Il titolo che porta dovrebbe essere piuttosto chiaro sul suo mandato. E invece pare proprio che così non sia: al momento, infatti, una posizione chiaramente contraria da parte di Roberto Cingolani non è arrivata. C’è da stupirsi? Probabilmente no. In più occasioni il ministro “green” ha avuto modo di mostrarsi favorevole al nucleare (leggi l’articolo). Anche davanti a studenti: “È certo che il nucleare ci sarà nella tassonomia europea della finanza sostenibile, lo hanno già anticipato; è una fonte che non produce Co2”, ha detto nel corso di un incontro sul web con gli studenti delle superiori.
Certo, è vero che una settimana fa, l’Unione europea ha inserito nucleare e gas tra le fonti di energia utili alla transizione verde. Ma è anche vero che ci sono dei referendum chiari in Italia. E allora? “Noi abbiamo votato dei referendum che hanno escluso il nucleare. Era il nucleare di prima generazione, non quello di cui si parla adesso. In futuro, quando avremo tutti i dati sui costi per megawatt, sulla produzione di scorie radioattive, su quanto sono sicure (le centrali di quarta generazione, ndr), allora il paese potrà prendere le sue decisioni, con un altro referendum, con leggi”, ha detto il ministro. Un concetto, questo, ribadito anche dinanzi alle commissioni Ambiente di Camera e Senato.
I COLPEVOLI. C’è da dire, d’altronde, che Cingolani ha individuato anche i potenziali responsabili di questa incomprensibile opposizione al nucleare: “Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti ideologici. Loro sono peggio della catastrofe climatica”. Non è la prima volta che le dichiarazioni di Cingolani lasciano perplessi. Basti pensare alle tante critiche riservate a Greta Thunberg (leggi l’articolo): “Credo che se c’è qualcuno che non fa blablabla sono io. Greta l’ha detto a me ma anche agli altri attivisti che ci sono rimasti molto male. Quando uno dice che tutto il mondo è fatto da imbecilli poi deve farsi qualche domanda”.