di Gaetano Pedullà
Che odore ha la democrazia? Come a chiedersi: di che colore è una giornata uggiosa? Il colore lo vedi da te. Così come senti da te odore di buono quando sono i cittadini a decidere chi governa. E un tanfo terribile quando questa libertà è schiacciata da un regime. Perciò descrivere le Camere come tombe maleodoranti – come ha fatto ieri Beppe Grillo – è più di una forzatura. Anche se due deputati a Cinque Stelle se ne sono appena scappati via. Anche se Pd e Pdl sono arrivati a fare il più incredibile degli inciuci. Anche se il movimento sta affondando nel gradimento e domani ai ballottaggi starà alla finestra. Certo, la delusione dell’ex comico è comprensibile. E poi ci sono i toni da campagna elettorale per il voto in Sicilia. Ma da qui a bombardare quelle stesse istituzioni nelle quali si è appena entrati grazie al consenso di milioni di italiani, è davvero troppo. Grillo ha di sicuro molte ragioni quando dice che il sistema va profondamente rivoluzionato, reso trasparente e persino aperto come una scatola di tonno. Ma affermare che non serve a nulla è difficile da accettare anche da chi guarda al suo impegno con simpatia. Perché quando non c’è un Parlamento che serva a qualcosa c’è la dittatura. Per chi proclama la supremazia della rete web come elemento di partecipazione universale, arrivare a predicare la chiusura delle Camere è dunque paradossale. E assume tutta l’aria di essere solo una manovra diversiva con la quale distogliere l’attenzione dai problemi interni al suo movimento. Domani intanto si vota in molte città. Se al primo turno l’affluenza è stata bassa, lunedì conteremo percentuali di adesione da prefisso telefonico. È comprensibile quando la politica delude quanto oggi. Un altro costo di quelle larghe intese forse anche auspicabili, ma di sicuro inaccettabili per come sono state costruite da partiti che su questo terreno non hanno avuto nessun mandato elettorale.