All’inizio di giugno quando il decreto venne approvato, di fronte alle preoccupazioni espresse dal numero uno dell’Anac, Giuseppe Busia, che parlò di “espropriazione di poteri”, Palazzo Chigi chiarì che si trattava di timori infondati. Nessuna competenza, assicurava, veniva sottratta all’Anac. Ma a quanto pare le cose non stanno così. Stiamo parlando del decreto legge n.80 del 2021 ovvero quello che contiene “Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l’efficienza della giustizia”.
Ovvero il decreto Brunetta con le norme che contengono il reclutamento speciale in vista del piano europeo. Ma le preoccupazioni di Busia non paiono affatto fugate. Sono state condivise e se possibile amplificate dall’ex numero uno dell’Autorità Anticorruzione, e attuale procuratore di Perugia, Raffaele Cantone. E rilanciate con forza dal M5S. “Tra il decreto Semplificazioni, attualmente alla Camera, e il decreto Reclutamento, al Senato, c’è in atto un tentativo sbagliato e molto pericoloso di indebolire, depotenziare, congelare, mettere all’angolo l’Anac. Con l’obiettivo di sottrarre competenze in materia di prevenzione e di controllo sull’anticorruzione all’Authority e di darle a pezzi del governo. In questo caso al ministero per la Pubblica amministrazione, guidato da Brunetta”. E’ questo l’allarme del senatore pentastellato Danilo Toninelli, raccolto da La Notizia.
Nel mirino di Cantone e del M5S c’è l’articolo 6 del decreto Reclutamento ovvero quello che prevede l’istituzione del “Piano integrato di attività e organizzazione”, piano di durata triennale e ad aggiornamento annuale, con il quale tra l’altro le amministrazioni pubbliche dovrebbero rendere conto delle performance, del reclutamento, delle politiche di parità di genere, dell’accessibilità e anche – questo il punto critico – degli “strumenti e delle fasi per giungere alla piena trasparenza dell’attività e dell’organizzazione amministrativa nonché per raggiungere gli obiettivi in materia di anticorruzione”.
Ebbene, spiega Toninelli, si rischia così di creare “una pericolosa duplicazione” dei piani anticorruzione che vanno spediti all’Anac e su cui vigila appunto l’Authority. “Nel caos formativo e di funzioni – denuncia ancora l’ex ministro – a rischiare di vincere è la corruzione”. Un altro profilo critico è quello che impone l’obbligo a tutte le amministrazioni con più di 50 dipendenti di adottare il piano integrato da pubblicarsi sul sito ed inviarsi al Dipartimento per la funzione pubblica, in coerenza con un modello predisposto dal dipartimento medesimo. Questo punto, ha spiegato Cantone, finisce con l’interferire sui poteri che la legge attribuisce all’Anac in materia di adozione del piano nazionale anticorruzione, qualificato come “atto di indirizzo per le pubbliche amministrazioni”.
Eppure il pieno riconoscimento delle funzioni attribuite all’Anac riflette, spiega Toninelli, anche l’esigenza di rispettare i vincoli internazionali che l’Italia ha contratto nell’aderire alla convenzione dell’Onu contro la corruzione. Alcune competenze che ora il governo sta tentando di sottrarre all’Anac devono infatti, secondo quanto stabiliscono le convenzioni internazionali in materia, essere poste in capo ad un’autorità indipendente e non ad uffici governativi.
Ma Renato Brunetta non sente ragioni. “Credo – ha spiegato il ministro – che non ci debba essere un unico luogo dell’anticorruzione, cioè l’Anac, a cui delegare tutto il processo di regolazione o monitoraggio. Penso che le prerogative dell’Anac devono essere assolutamente intangibili, ma possono essere complementarizzate, cioè allargate, attraverso la strategia culturale, organizzativa, di trasparenza, di tutte le amministrazioni, che sulla base delle linee guida dell’Anticorruzione possono completare il processo”. Alla Camera nel decreto Semplificazioni il tentativo di indebolire l’Anac si evince anche da un’altra norma, ci spiega l’esponente grillino. Si prevede cioè che le singole pubbliche amministrazioni possano siglare direttamente protocolli di intesa con la Guardia di Finanza. “Ebbene – spiega Toninelli – chi è l’organo preposto a siglare questi protocolli in materia di anticorruzione? L’Anac. Ecco altro tentativo di bypassarla”.
Inoltre, il decreto Reclutamento permette un ampliamento delle squadre dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni anche attraverso chiamata esterna e non pescando necessariamente tra il personale interno. Qui si corre il rischio – mette in guardia l’ex ministro – che il politico di turno possa farsi un’infornata di suoi amici. Toninelli mette insieme i pezzi del puzzle per concludere che è in atto “un tentativo per azzoppare l’Anac”. Non è stato previsto, dice, personale in più né risorse aggiuntive per l’Authority di Busia. “L’Anac è la grande assente di tutti i decreti Brunetta. Più chiaro di così”.