“Oggi chi fa lavoro agile non ha un contratto specifico, non ha obiettivi, non ha tecnologie, in più non c’è sicurezza, vedi il caso della Regione Lazio. Insomma è un lavoro a domicilio all’Italiana”. E’ quanto ha detto il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, nel corso del Question Time alla Camera (qui il video).
“Quello che gli analisti hanno evidenziato – ha aggiunto l’esponente dell’Esecutivo riferendosi ancora allo Smart Working – è che il lavoro da remoto ha funzionato durante il lockdown laddove era già regolato e strutturato, con una piattaforma digitale già esistente”.
“Se è così fantastico il lavoro da remoto – ha detto ancora il ministro – perché cittadini e imprese sono tutti arrabbiati leggendo negli uffici periferici degli enti pubblici e privati “Chiuso per smart working?”. Lo smart working, che è stata la risposta emergenziale al lockdown per i dipendenti pubblici, può essere pensato come modello per il futuro? Bisogna fare attenzione, perché questa modalità, costruita dall’oggi al domani spostando l’organizzazione del lavoro pubblico dalla presenza al remoto, a casa, è senza contratto, senza obiettivi, senza tecnologia. Non è smart working, è lavoro a domicilio”.
“Il futuro è nel Pnrr, è nel +6% di crescita del Paese. E il Paese per crescere ha bisogno della Pa, di una Pubblica Amministrazione in presenza -ha detto ancora Brunetta -, di una Pa regolata, garantita, in sicurezza, con un contratto. Il lavoro smart è stata la risposta all’emergenza. Si doveva tenere i dipendenti a casa e si è scelta questa soluzione, li si poteva mettere in cassa integrazione come nel privato e invece si è scelto questa modalità. Idea intelligente, ma il lavoro agile non ha garantito i servizi pubblici essenziali”.
“Le dichiarazioni di oggi del Ministro Brunetta – ha commentato la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti – sono da attenzionare per la volontà di dare attuazione agli impegni assunti nel Patto per la coesione sociale e l’innovazione della Pa del 10 marzo scorso con l’impegno di affrontare il tema della regolazione dello Smart working attraverso la contrattazione collettiva. Occorre però salvare ciò che di buono è stato fatto dalle amministrazioni pubbliche e dai lavoratori nei mesi passati, in cui, anche in ragione della necessità di affrontare l’emergenza sanitaria, il lavoro agile è diventato la modalità ordinaria di effettuazione della prestazione lavorativa. C’è bisogno di un’analisi attenta senza pericolose generalizzazioni”.
Per la segretaria confederale della Cgil se lo spirito “è quello di introdurre il vero lavoro agile siamo pronti a tradurre il lavoro da casa in effettivo lavoro agile come strumento di flessibilità organizzativa e misura che può migliorare il benessere complessivo nei luoghi di lavoro”. “L’innovazione della Pubblica amministrazione – conclude Scacchetti – passa attraverso gli investimenti sui dipendenti, formazione e aggiornamento, e sulle infrastrutture, anche questo dovrà essere oggetto di confronto tra governo e sindacati”.