Nel Lazio, quando si parla di sanità, si passa dalle stelle alle stalle. Una classifica stilata da Newsweek sui migliori ospedali del mondo fa comparire in cima il Gemelli di Roma, che si piazza al 35esimo posto, vincendo il premio di primo ospedale italiano. Il piazzamento ha chiaramente fatto esultare il governatore Francesco Rocca, che ha subito commentato dicendo che “per la prima volta il Servizio sanitario del Lazio può vantare due strutture tra le prime 250 al mondo, il Policlinico Universitario Agostino Gemelli e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Andrea, al 211esimo posto. È un riconoscimento importante”, dice, “che si deve al lavoro e al sacrificio di professionisti che fanno grande la nostra regione nel mondo”.
Una classifica stilata da Newsweek sui migliori ospedali del mondo fa comparire in cima il Gemelli di Roma, che si piazza al 35esimo posto
Ma dopo il tempo delle esultanze e delle classifiche c’è quello, molto più grigio e desolante, della realtà. Basta recarsi in una delle periferie della Capitale, quella di Colle del Sole, per esempio, nel Municipio VI, dove l’ultimo ambulatorio presente ha chiuso i battenti mettendo in serie difficoltà i cittadini, per lo più anziani, che ora per farsi prescrivere esami o farmaci e farsi visitare sono obbligati a spostarsi di almeno 6 chilometri per raggiungere lo studio medico più vicino. È questo il vero volto del Lazio di Rocca, una Regione in cui i cittadini devono fare chilometri per una ricetta, in cui anziani in difficoltà devono trovare qualcuno che li accompagni, o salire su un autobus pieno e rimanere in piedi per l’intero tragitto.
Mezza città senza ambulatori e medici. L’Umberto I paga fitti per locali mai usati
Non solo: all’annoso problema dei pronto soccorso in tilt, delle liste di attesa interminabili e delle ambulanze nel caos più totale, si sommano una serie di tante altre storture che contribuiscono a incrinare la sanità laziale. Mentre il Gemelli ‘brilla’ nel mondo, ci sono altri ospedali dove, invece, le cose non vanno così bene. I vertici del Policlinico Umberto I a Roma, per dire, hanno dovuto pagare quasi un milione di euro alla Roan Immobiliare per l’affitto di alcuni locali tra via Magenta e piazza Indipendenza che non sono mai stati utilizzati. Perché quelli che dovevano essere nelle intenzioni dell’ex direttore generale Ubaldo Montaguti spazi dedicati a uffici amministrativi, alla fine si sono rivelati inadatti, visto che i servizi igienici non erano in regola così come non era in regola il certificato di conformità degli impianti tecnologici. La marcia indietro del Policlinico, un comportamento che dai magistrati è stato definito “doloso”, ha portato infine al risarcimento per la Slr, prosciugando così, ulteriormente, le casse già aride della Asl. Intanto, c’è un altro ospedale di cui si discute. Ancora non è stato costruito, è vero, ma è proprio questo il punto.
La Regione Lazio rivede il progetto dell’ospedale Tiburtino e vuole spostare la sede prevista
Parliamo del Nuovo Tiburtino, annunciato dall’ex presidente Zingaretti, al cui progetto, adesso, Rocca mette un freno perché il terreno su cui si dovrebbe costruire “è a rischio idrogeologico”. E intonando la tiritera “uno dei tanti regali che abbiamo ereditato dalla giunta precedente”, annuncia che, però, altre aree pubbliche dove poter eventualmente costruire la struttura sono già state individuate. Ma l’ex assessore regionale Alessio D’Amato non ci sta e risponde che “finora Rocca non ha presentato nessuna documentazione. Il tema”, dice, “non è tanto legato al rischio idrogeologico, quanto alla scelta senza alcun suffragio progettuale di voler spostare il Policlinico Umberto I”.