La domanda è di quelle che in tanti, in queste ore, si stanno ponendo: cosa avverrà ora con l’uscita del Regno Unito dall’Europa? Tante le incognite lungo un percorso d’uscita che durerà perlomeno due anni.
Basti pensare che prima del Trattato di Lisbona, non era nemmeno prevista la possibilità di uscita dall’Ue. Ora è contemplata dall’articolo 50, finora però mai utilizzato. Nella storia dell’Europa non c’è infatti nessun precedente, per questo il rischio è che si navighi a vista.
La sola certezza è che la Brexit comporterà un percorso lungo e complesso, di almeno due anni dal momento in cui verrà fatto scattare l’articolo “goodbye”, come spiega l’Ansa. Ma potrebbe durare fino a una decina se si considerano anche i rapporti post-Brexit da rinegoziare tra Gran Bretagna e Unione Europea: il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, nei giorni precedenti al referendum ha parlato di “7 anni almeno”, il governo britannico di “un decennio o più”.
La riunione del vertice Ue di martedì e mercoledì prossimi potrebbe essere la prima occasione per Cameron per attivare l’articolo 50. Prima di quel vertice a 28 ci sarà una “riunione informale a 27″ per “una riflessione”, ha annunciato il presidente Tusk. Una volta pigiato il bottone rosso, scatta immediatamente il conto alla rovescia dei due anni massimi previsti per negoziare l’uscita, quindi la richiesta formale all’Ue potrebbe avvenire successivamente, anche dopo l’estate.
Con l’articolo 50 attivato, comincia il negoziato, verosimilmente gestito dalla Commissione Ue su mandato del Consiglio, per l’uscita del Regno Unito da quasi 45 anni di legislazione europea, dall’energia al mercato interno ai servizi finanziari. Nel frattempo, Londra continuerà a essere membro a tutti gli effetti dell’Ue, quindi a votare e prendere decisioni ma sarà esclusa ovviamente da quelle sulla Brexit.
Spetterà poi a Consiglio e Parlamento Ue dare o meno l’ok all’accordo per l’exit. Se al termine dei due anni questo non fosse stato raggiunto, o la Gran Bretagna cessa di colpo di essere membro oppure – ma solo su decisione unanime dei 27 – potrà esserle concesso più tempo per chiudere l’intesa.
Ma non finirà qui. Tutto infatti dovrà poi essere rinegoziato per i nuovi rapporti, che potrebbero essere improntati a quelli dei Paesi Efta come Norvegia e Islanda: dagli accordi commerciali ai programmi di ricerca e per le pmi, dall’Erasmus alle norme di conformità dei prodotti. Le discussioni potrebbero andare in parallelo a quelle per l’exit, ma difficilmente si potrebbero chiudere in due anni. Ecco perché, secondo gli analisti, occorreranno altri 5-6 anni.