L’avvertimento del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, è chiaro e secco. “Voglio dire agli elettori britannici che non ci sarà nessun altro tipo di negoziato: fuori è fuori”. Alla vigilia del referendum sulla Brexit che si terrà domani, il messaggio di Juncker suona come una vera e propria minaccia. A febbraio il premier David Cameron “ha ottenuto il massimo di quello che poteva avere, e noi abbiamo concesso il massimo di quello che potevamo dare”, dice Juncker.
Insomma, la tensione è già alle stelle, tanto che i leader delle istituzioni europee hanno già convocato un vertice ristretto per venerdì mattina a Bruxelles, per valutare gli effetti immediati del voto non appena si conosceranno i risultati. Alle 10,30 a palazzo Berlaymont parteciperanno i presidenti della Commissione Juncker, della Ue Tusk, dell’europarlamento Schulz e della presidenza Ue di turno Rutte. Non ci sarà invece il banchiere centrale europeo, Mario Draghi, che resterà a Francoforte
Alta tensione anche in Inghilterra. L’ultimo dibattito per tentare di convincere gli indecisi sarà stasera alle 20: a cercare la stoccata finale saranno l’ex primo ministro scozzese Alex Salmond, eurofilo convinto, e il capo dell’Ukip, il partito degli euroscettici, Nigel Farage, che già stamattina ha lanciato il suo assalto annunciando “l’independence day” britannico, il giorno dell’Indipendenza che arriverebbe domani se vincesse la Brexit. Ieri invece è stata la volta dei sindaci: da una parte Sadiq Khan, il nuovo sindaco laburista di Londra, e dall’altra l’ex sindaco Boris Johnson, e i toni sono stati decisamente alti, tra Khan che ha accusato senza mezzi termini Johnson di “mentire” sull’ingresso della Turchia nella Ue in un prossimo futuro.