L’infinita latitanza di Cesare Battisti in Brasile potrebbe essere agli sgoccioli. Il governo italiano, infatti, avrebbe chiesto a quello brasiliano di rivedere lo status di rifugiato politico ottenuto nel 2010 dall’allora presidente Luiz Inácio Lula. L’ex terrorista del gruppo eversivo “Proletari armati per il comunismo” fu condannato all’ergastolo in Italia per gli omicidi commessi negli Anni di piombo, ma non ha mai scontato la sua pena. E adesso si gode la libertà in Brasile.
Da Roma, però, è arrivato un appello al presidente brasiliano Michel Temer affinché gli tolga lo status di rifugiato politico. E secondo il quotidiano brasiliano Globo, nel governo di Michel Temer ci sarebbe un diffuso consenso alla richiesta italiana di riesaminare la concessione della cittadinanza e procedere all’estradizione, tanto che il ministero della Giustizia brasiliano avrebbe già dato parere favorevole e lo stesso avrebbe fatto anche il ministero degli Esteri.
A questo punto l’ex terrorista potrebbe presentare ricorso presso il Tribunale supremo ma con poche speranze. Battisti fuggì dall’Italia nel 1981, prima che la condanna all’ergastolo diventasse definitiva, e si rifugiò prima in Francia, poi in Messico fino al 1990 e poi di nuovo in Francia. Visse a Parigi fino al 2004 quando un tribunale francese accettò la richiesta di estradizione dell’italia. Tre anni dopo, nel 2007, venne arrestato a Rio de Janeiro dall’Interpol. Grazie alla sua attività di scrittore di libri gialli, Battisti ha avuto sempre amici importanti: in Messico Paco Ignacio Taibo II e in Francia Fred Vargas che dopo l’arresto in Brasile intervenne in suo favore e pagò le spese del processo. Vargas coinvolse anche la sua amica Carla Bruni affinché suo marito, Nicolas Sarkozy, allora presidente francese, intervenisse presso Lula. Ma il vero protettore di Battisti all’epoca fu il ministro della Giustizia Tarso Genro che gli concesse subito l’asilo politico, poi revocato dal Tribunale Supremo. Fino al 31 dicembre del 2010, quando nell’ultimo giorno del mandato Lula firmò il “no” all’estradizione (facendo infuriare il presidente Napolitano) che ora Temer potrebbe revocare mettendo fine a una latitanza che dura da 36 anni. Quattro omicidi, un ergastolo e nessun giorno di galera. Battisti è sempre riuscito a sfuggire alla pena, ma forse adesso pagherà il conto.