Autonomia, flat tax, sicurezza bis, cantieri: la Lega balla da sola. E altrettanto fa il Movimento Cinque Stelle su famiglia, conflitto d’interessi, salario minimo, nomine nella sanità. E a spargere sale sulle ferite ci sono invasioni di campo reciproche e accuse incrociate di flirtare con i nemici. Un clima che non è destinato a mutare da qui al 26 maggio. In mezzo c’è un Consiglio dei ministri che dovrebbe tenersi il 20 maggio con un pre-consiglio entro questa settimana (alla fine anche Salvini, dopo varie resistenze, ha acconsentito: “Facciamolo. Io ne faccio anche otto di vertici di governo”, ha detto in serata). Difficile che il premier lasci che una delle due forze politiche si intesti un qualche risultato in Cdm prima delle elezioni ma sul tavolo verranno calati gli assi da entrambe le parti.
Il Carroccio in cima all’agenda ha il dossier sull’autonomia su cui M5S frena per i dubbi sui divari che si potrebbero venire a creare tra Nord e Sud. “Prima – dice Luigi Di Maio annunciando un emendamento al ‘Decreto Calabria’ che punta a togliere dalle mani dei partiti le nomine dei manager nella sanità pubblica – bisogna cacciare dalla sanità i raccomandati e i figli di”. Il Carroccio punta sulla flat tax: ben venga, ragiona il M5S, ma per il ceto medio e non per i ricchi. Il decreto sicurezza bis? “Se stiamo al bis vuol dire che c’è qualcosa che ci siamo dimenticati nel precedente”, punge il capo politico M5S secondo cui anche in questo “nulla c’è sui rimpatri”. E se sui cantieri Salvini ribadisce “no a chi dice no”, i pentastellati insistono: verificare se tutte le opere sono necessarie.
Ma è sulle famiglie, a cui M5S vuole dirottare il miliardo che avanza dal Reddito di cittadinanza, che la Lega sfida Di Maio e i suoi. Bonus bebè potenziato e ampliato ai redditi Isee fino a 35mila euro e detrazioni fiscali per l’acquisto di pannolini e latte in polvere: sono due emendamenti del ministro leghista Lorenzo Fontana al dl crescita “coperti” proprio coi fondi derivanti dal Reddito. “Finalmente risposte concrete”, dice Matteo Salvini e annuncia per oggi un altro impegno “per tanti italiani in difficoltà”. Il M5S ha presentato un ddl sul salario minimo orario, obiettivo approvarlo entro agosto. Ma la Lega è gelida. Come fredda è sull’altro cavallo di battaglia dei grillini: il conflitto d’interessi.
Il M5S ha presentato sul tema due proposte di legge a cui si aggiunge una del Pd. L’iter – è stato stabilito ieri in Commissione Affari costituzionali della Camera – comincerà il 29 maggio. Dal testo è saltata l’ipotesi di escludere dalle cariche di governo – e non solo – chi possiede un patrimonio mobiliare o immobiliare superiore ai 10 milioni di euro. Ma Salvini bofonchia: le vere emergenze sono altre. E c’è chi dietro questo gelo sospetta un riavvicinamento del leader della Lega a Silvio Berlusconi. “è come se si fosse tolto la felpa e avesse messo l’abito buono della vecchia politica”, accusa Di Maio.
“Troppa sintonia tra Pd e 5 Stelle”, replica Salvini. “Serve un vertice di governo. Lo chiedo da un mese”, reclama il ministro del Lavoro ma la Lega non risponde forse “perché sono offesi sul caso Siri. Lo rifarei altre cento volte”. Un avvertimento, suona questo, dato che il 30 maggio è attesa la sentenza sul viceministro leghista Edoardo Rixi per l’inchiesta spese pazze in Liguria. “Vertice opportuno prima del Cdm del 20 maggio”, dice Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio. Che spiega: “Lo stato di litigiosità è evidente a tutti. Se prosegue dopo il 26 maggio è insostenibile ma sono convinto che dopo ci sarà un altro indirizzo per la convivenza e un altro metodo di lavoro”.
Nel frattempo il leader del Carroccio irrita i mercati. La Lega, se serve, è pronta a superare il limite Ue del 3% del rapporto deficit-pil o quello del 130-140% del rapporto debito-pil, fa sapere Salvini. “Basta sparate, irresponsabile far aumentare lo spread”, ribatte Di Maio. E il differenziale Btp-Bund chiude in rialzo a 280 dopo aver toccato quota 283.