L’associazione nazionale vittime dell’Uranio Impoverito, in collaborazione con la Fondazione Dario Fo e Franca Rame, assegna quattro borse di studio a giovani studenti. Tre di queste sono destinate a congiunti di vittime dell’uranio impoverito, non ancora riconosciute in alcun modo dall’amministrazione ed intitolate alla memoria di tre caduti: Alessandro Milia, Luciano Cipriani e Gianflavio Monaco, mentre la quarta è invece destinata ad uno studente di scuola superiore o università ed intitolata a Franca Rame.
Una giuria composta dallo scrittore e attivista Jacopo Fo, il noto giornalista Paolo Di Giannantonio, Giampiero Scanu presidente della IV commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito, il Ten. Col. Fabio Filomeni autore del libro “Baghdad: ribellione di un generale” e gli illustratori ed artisti Nicolò Canova e Fernando Cobelo esaminerà i lavori che i candidati dovranno inviare all’Associazione entro il prossimo 9 luglio. Il bando con le modalità di partecipazione e la documentazione da inviare sono disponibili sulle pagine social e sui siti dell’associazione e della Fondazione Fo Rame.
“Il consiglio direttivo dell’A.N.V.U.I. desidera ringraziare il Ten. Col. Filomeni – scrive la stessa Associazione vittime dell’Uranio impoverito -, il quale ha voluto devolvere alla nostra associazione tutti i proventi del suo libro rendendo così possibile questa iniziativa, le personalità che hanno accettato di far parte della giuria che assegnerà le borse di studio, Jacopo Fo nostro socio onorario e la Fondazione Fo Rame. Con l’istituzione di queste borse di studio, alle quali speriamo di poter dare cadenza annuale, desideriamo innanzitutto portare solidarietà alle famiglie di alcuni dei 7500 militari e civili che hanno contratto patologie oncologiche e dei circa 400 che sono deceduti a causa dell’esposizione”.
“Non potevamo, quindi, che intitolare le borse di studio a tre militari deceduti in seguito a queste patologie – affermano ancora dall’Associazione – riservandone una quarta alla memoria della compianta Franca Rame che portò alla luce tutta la brutta faccenda prima nel suo blog e poi, dai banchi del Senato, fu membro della II Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, pubblicò numerose testimonianze e inchieste nonché le lettere inviate al governo perché indagasse a fondo sulla vicenda, non limitandosi a denunciare il problema ma andando a trovare a casa i ragazzi ammalati, aiutando le famiglie, pagando di tasca propria medicine, cure e purtroppo, talvolta, anche funerali”.
“Questo è il motivo – conclude l’associazione che difende i diritti delle vittime dell’uranio impoverito -per cui la partecipazione alla borsa di studio intitolata a lei non è vincolata allo status di vittima: perché anche i più giovani possano conoscere la questione uranio impoverito ed il suo profuso impegno”.