Nel conflitto tra Russia e Ucraina non c’è l’ombra di una tregua. Anzi. Nelle ultime settimane sembra intensificarsi la risposta di Kiev. Nell’attesa che si faccia luce sui droni che avrebbero colpito il Cremlino negli ultimi giorni un nuovo incendio è scoppiato nella Russia sudoccidentale, vicino all’Ucraina, in una raffineria di petrolio presa di mira il giorno prima da un attacco di droni.
L’incendio, che ha interessato un’area di 60 metri quadri, è stato segnalato nella raffineria di petrolio di Ilsky, nella regione di Krasnodar, ed è stato posto sotto controllo “prima dell’arrivo dei vigili del fuoco”. Inoltre le forze armate dell’Ucraina hanno distrutto i depositi delle munizioni della Wagner nei pressi di Bakhmut. Lo annuncia la viceministro della Difesa Anna Malyar su Telegram, come riporta Ukrainska Pravda.
“I nostri combattenti hanno distrutto i luoghi di deposito delle munizioni Wagner . Stiamo anche attirando tutte le forze per neutralizzare il nemico”, annuncia. Le forze armate ucraine sono scettiche riguardo alla dichiarazione del leader del Wagner Pmc, Yevgeny Prigozhin, secondo cui i mercenari si ritireranno da Bakhmut il 10 maggio.
“Ai Wagner semplicemente non sarà permesso di lasciare la città, perché Prigozhin non decide nulla qui, tutte le azioni del Wagner sono comandate personalmente dal dittatore russo Vladimir Putin”, ha detto Serhiy Cherevaty, portavoce del gruppo orientale delle forze armate dell’Ucraina, in un commento a Ukrainska Pravda. “Prigozhin mente anche sulla mancanza di proiettili”, ha aggiunto.
Benzina sul fuoco
Intanto sul fronte diplomatico sembra arenata qualsiasi forma di negoziato. “L’unico piano di pace per l’Ucraina sul tavolo è quello di Volodymyr Zelensky, quella cinese è una serie di desideri, di sogni”. Lo ha detto l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell allo State of the Union a Firenze, rilevando però che “i russi non lo accetteranno. E per parlare di pace ci vuole qualcuno con cui parlarne, mentre Putin continua a parlare di obiettivi militari da raggiungere”. In ogni caso Pechino “ha un ruolo importante perché può avere la maggiore influenza su Mosca, e finora ha fornito armi alla Russia”.
Ed anche la telefonata tra Xi e Zelensky è stata una “cosa positiva”. Inoltre “noi europei dobbiamo avere il nostro modo di rapportarci con la Cina, anche se siamo più vicini agli Usa” ha sottolineato Borrell. Dal canto suo l’Unione Europea invece che puntare sulla mediazione sembra soffiare sul fuoco del conflitto predisponendo ancora aiuti di natura militare.
E’ arrivato infatti il via libera del Consiglio Ue alla misura di assistenza del valore di un miliardo di euro nell’ambito del Fondo europeo per la pace (Epf) che contribuirà ulteriormente a rafforzare le capacità e la resilienza dell’Ucraina per difendere la propria indipendenza, sovranità e integrità territoriale e proteggere la popolazione civile dall’aggressione militare russa in corso. La misura di assistenza che dovrebbe puntare sul cessate il fuoco finanzierà, invece, la fornitura alle Forze armate ucraine di proiettili d’artiglieria e, se richiesto, di missili.
Come se non bastasse c’è la possibilità che il conflitto si allarghi ad altre potenze europee. Ci sarebbe la firma dello zar, infatti, dietro l’attacco di hacker al sito internet del Senato francese. La piattaforma web della camera alta di Parigi è inaccessibile da metà mattinata di ieri, un’azione rivendicata dal collettivo di hacker filo-russi NoName che aveva già attaccato il sito dell’Assemblea Nazionale d’Oltralpe.