Si parla spesso di austerity e dei sacrifici che questa comporta per i cittadini. Quello di cui si dice meno è che spesso questi tagli alla spesa pubblica non sembrano riguardare il Parlamento dove non c’è né guerra né crisi economica che tenga visto che la spesa per il suo sostentamento non conosce discesa ma, al contrario, sa solo impennarsi.
Fa discutere l’impennata della spesa alla Camera. Nonostante il taglio dei deputati
Un cortocircuito logico a cui il Movimento 5 Stelle, oltre all’opera di persuasione quotidiana che quando si può viene anche mistificata, ha provato a mettere un freno in ogni modo, arrivando a portare a casa una storica riduzione del numero dei parlamentari che a Montecitorio sono passati da 630 a 400 mentre a Palazzo Madama da 315 a 200. Una mossa che ha permesso a partire da questa legislatura e soltanto guardando alla Camera, un risparmio – per le casse dello Stato e quindi per tutti gli italiani – quantificato in 59 milioni di euro tra minori esborsi per le indennità e il calo dei rapporti degli assistenti parlamentari.
Ma spulciando il bilancio di previsione della Camera per il prossimo anno, con non poca sorpresa, si scopre che a fronte di questo risparmio le spese complessive sono lievitate. No, non si tratta di uno scherzo ma dell’amara realtà che mostra come la politica e i politicanti trovano sempre il modo per ottenere quello che vogliono. Quel che è certo è che i questori nella loro relazione di presentazione del documento hanno messo nero su bianco che “rispetto al dato del 2022, considerato al netto della spesa per acquisto di immobili, nel 2023 si registra un aumento della spesa totale, di 2,4 milioni di euro”.
Ma in che modo tutto ciò è stato possibile? Ebbene spulciando a fondo il documento si scoprono alcune voci che sembrano sfidare il senso comune. Una su tutte, forse la più incredibile, è quella relativa ai fondi che sono stati stanziati per i gruppi parlamentari. Ebbene si scopre che malgrado una riduzione di un terzo dei deputati, i fondi destinati ai gruppi parlamentari sono rimasti invariati rispetto agli anni precedenti.
Nelle due precedenti legislature, il tesoretto destinato alla Camera è sempre stato di 30 milioni di euro. Esattamente la stessa cifra che avrà a disposizione Montecitorio in questa legislatura. Sul punto i questori hanno comunque sottolineato che “non sussiste alcun automatismo tra la riduzione del numero dei deputati e l’entità del finanziamento a favore dei gruppi”, ritenendo che l’attività richiesta “non ne risulta modificata”.
Eppure questo dato, malgrado le rassicurazioni degli estensori, sembra nascondere anche un vero e proprio paradosso. Già perché avendo meno deputati ma restando fisso il quantitativo di fondi a disposizione, allora è facile dedurre che i gruppi parlamentari si ritrovano a gestire più denaro per ognuno dei propri eletti visto che in passato il valore era di 49mila euro a testa mentre ora è salito a 77mila. Certo sui costi per il funzionamento ha inciso la crisi energetica e il peggioramento dell’economia generale, anche a causa della guerra in Ucraina, ma il rincaro della bolletta non sembra bastare a giustificare l’aumento dei costi.
Sempre stando al documento e come anticipato da La Notizia, sono stati preventivati rincari nella bolletta energetica per 11 milioni e mezzo di euro aggiuntivi, a cui vanno considerati anche i 3 milioni di euro per i rincari generali dei prezzi per i vari servizi, dalla pulizia alla ristorazione e il balzo in avanti dell’inflazione. Proprio per questo nell’atto si legge che “le previsioni effettuate, peraltro, sono soggette alla notevolissima volatitilità dei prezzi dei bene energetici, su cui incidono gli sviluppi della crisi internazionale”.
Ulteriori incrementi sono causati dalla maggiore “ spesa relativa ai beni immobili” stimata in “oltre 6 milioni di euro”, Cresce anche il “Fondo di riserva per le spese impreviste di parte corrente registra un incremento di 4,6 milioni di euro”. A far registrare il segno più anche “l’incremento della spesa per beni durevoli di circa 1,5 milioni di euro su cui incide, anche in questo caso, il tasso di inflazione”.
Cosa ancor più curiosa è che gli aumenti potrebbero crescere ulteriormente nelle prossime settimane. Questo perché nel bilancio previsionale non è ancora compreso l’impiego di risorse per le commissioni di inchiesta. In tutto questo non c’è in vista un miglioramento della situazione neanche negli anni a venire.
Guardando al capitolo degli emolumenti per il personale si nota un calo del 3,5% dal 2022 al 2023 che proseguirà fino al 2025 quando la cifra scenderà a 159 milioni di euro contro i 175 milioni attuali. Di contro e nello stesso tempo, il pagamento delle pensioni agli ex lavoratori crescerà di 15 milioni e 900mila euro mentre quello per altre spese, tra cui i vitalizi, di 13,5 milioni per complessivi 29,5 milioni.