Bonus 200 euro badanti e colf: come richiederlo e chi lo versa? Il Governo ha sciolto il nodo legato a simili interrogativi. Tutti i dettagli.
Bonus 200 euro badanti e colf: come richiederlo e chi lo versa
Sono circa 28 milioni i lavoratori italiani con reddito lordo annuo al di sotto dei 35 mila euro che beneficeranno del bonus da 200 euro introdotto dal Governo Draghi con il decreto Aiuti approvato lo scorso lunedì 2 maggio. Nella categoria, oltre a pensionati, dipendenti pubblici, lavoratori autonomi, stagionali e percettori del reddito di cittadinanza, sono stati inclusi anche i collaboratori domestici che si trovano alle dipendenze delle famiglie. Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Domina sul Lavoro Domestico, i collaboratori domestici regolarmente iscritti all’INPS in Italia sono 920.722.
Rispetto al bonus 200 euro per badanti e colf, tuttavia, in molti si stanno interrogando sulle modalità per richiedere l’indennizzo e su chi verserà materialmente il denaro promesso dall’esecutivo.
A questo proposito, è intervenuto il direttore dell’Osservatorio Nazionale Domina sul Lavoro Domestico, Massimo De Luca, che ha spiegato: “Non saranno le famiglie a versare l’una tantum, perché le famiglie non sono sostituti d’imposta e quindi l’unica soluzione è che lo percepiscano attraverso l’INPS”.
Tempi di erogazioni previsti per la misura approvata dal Governo
Il presidente dell’Associane Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico (Assindatcolf), Andrea Zini, poi, ha aggiunto: “Ora però attendiamo di conoscere i dettagli relativamente ai tempi di erogazione e alle modalità: ogni giorno riceviamo moltissime richieste di collaboratrici domestiche che ci chiedono come fare per ottenerlo. Tra le domande che ci vengono poste con maggiore frequenza ci sono, poi, quelle delle lavoratrici in nero (il 60% del totale degli addetti) interessate al bonus ma che in teoria non dovrebbero potervi accedere se non rientrando nella categoria dei disoccupati, così come previsto nel decreto. Questo sottolinea una volta in più come occorra distinguere politiche contro la povertà rispetto quelle per l’occupazione regolare”.