Fingono di parlare di politica ma come al solito sono semplicemente lì a brigare di simboli di potere e di posti. Osservare Matteo Renzi e Carlo Calenda che fingono di esse impegnati per costruire il “terzo polo” è come assistere seduti comodamente nel salotto di casa alle gesta di ladri nel condominio di fronte.
La discussione è sulla divisione dei collegi: a Calenda brucia avere perso il malloppo che era riuscito a scippare a Enrico Letta e ora deve rispondere ai suoi che si sentivano già pronti con le valigie per Roma. Dall’altra parte Renzi, ovviamente, ha bluffato.
Ha bluffato quando ha detto ai giornali di essere pronto a cedere la leadership a Calenda – ma quando mai – e sa bene che Calenda bluffa con la sua sicumera per un simbolo che invece non ha in tasca. La rivendono come una lunga riunione politica ma è solo la messinscena poco credibile di una spartizione di (poco) potere che si consuma finché entrambi potranno dirsi vincitori, l’uno sull’altro.
Così si discute sul simbolo contando i millimetri per fare a gara di chi ce l’ha più grosso, si discute di chi deve essere ospitato in televisione, si litiga su chi deve essere intervistato sui giornali. Renzi e Calenda sanno benissimo che nonostante la campagna elettorale sia brevissima non riusciranno a non cedere alla tentazione di spararsi addosso. Chi fa il mediatore? Qui arriviamo al punto.
Le ministre Elena Bonetti e Mara Carfagna foglie di fico nella battaglia di potere tra Renzi e Calenda
Calenda ha pensato che l’ipotesi di Mara Carfagna (nella foto) potesse essere un’idea brillantissima poiché l’esser donna l’avrebbe preservata da certi attacchi degli avversari. Non male come idea delle donne usate come parafulmini. Qualcuno gli ha fatto notare tra l’altro che rendere una ministra di Silvio Berlusconi (fino a qualche ora fa) la faccia spendibile del “terzo polo” sarebbe stato un po’ eccessivo.
Carfagna intanto ha introiettato in fretta lo slogan della coalizione “seria” e lo ripete in tutte le interviste. Matteo Renzi avrebbe voluto affiancarla alla sua ministra Elena Bonetti ma Bonetti, benché esponente del governo, ha meno voti di un amministratore di condominio. Usare due donne come specchietto per le allodole mentre i due capi si menano dietro le quinte è un trucco facile da svelare.
Ma la bugia più grande è questa narrazione del “terzo polo”: c’è il centrodestra, c’è il campo largo del Partito democratico, c’è il Movimento 5 Stelle e non si sa per quale motivo la pozzanghera centrista debba essere terza. O meglio, il motivo lo sappiamo benissimo: credere che la politica sia sempre una proiezione di sé stessi. Solo quello.