Israele l’aveva promessa. E la rappresaglia, dopo il missile che ha ucciso 12 bambini e adolescenti drusi sabato scorso nel Gola, è arrivata puntuale. Israele ha condotto un “attacco mirato a Beirut, contro il comandante responsabile dell’omicidio dei bambini di Majdal Shams e l’uccisione di numerosi altri civili israeliani”.
“Hezbollah ha superato la linea rossa”, ha commentato il ministro della Difesa, Yoav Gallant. Nel mirino – riferiscono i media israeliani – è finito Fuad Shukr, noto anche come Haj Mohsen, alto consigliere militare del leader del gruppo sciita filo-iraniano Hassan Nasrallah e membro del Consiglio della Shura.
Attacco israeliano in Libano: colpita una roccaforte di Hezbollah a Beirut
Fonti arabe hanno riferito che nell’attacco alla roccaforte di Hezbollah a Beirut sono rimaste uccise due persone. Nel luogo dell’attacco, secondo le fonti, si trova un ufficio di coordinamento di Hezbollah e delle Guardie rivoluzionarie iraniane. E i miliziani sciiti del partito di Dio si sono assunti la responsabilità di un nuovo attacco in territorio israeliano: dozzine di razzi Katyusha sono stati lanciati verso il nord di Israele.
Non solo Hezbollah, anche le beghe interne
Da un lato, così, la guerra nella Striscia di Gaza è sempre più vicina a un’escalation incontrollata; dall’altro, le tensioni nel governo di Israele che sono sul punto di esplodere causando una possibile crisi di governo. A lasciarlo intendere sono le parole di Gallant, che ha chiesto al primo ministro, Benjamin Netanyahu, di indagare se il ministro della Sicurezza nazionale e leader di estrema destra, Itamar Ben Gvir, abbia ordinato alla polizia di non fermare i manifestanti dell’estrema destra che hanno tentato di fare irruzione in due basi delle Forze di difesa israeliane (IDF) per contestare l’arresto di nove militari, accusati di aver abusato di un detenuto palestinese.
“Vi chiedo di agire con mano pesante contro i membri della coalizione che hanno preso parte ai disordini e di ordinare un’indagine per verificare se il ministro della Sicurezza nazionale abbia impedito o ritardato la risposta della polizia ai violenti incidenti a cui hanno preso parte membri del suo partito”, è quanto ha messo nero su bianco Gallant in una lettera inviata a Netanyahu e riportata da tutti i media israeliani. Il tentato assalto da parte di militanti di estrema destra “rappresenta un duro colpo per la sicurezza dello Stato e per l’autorità del governo, che opera attraverso l’esercito israeliano (IDF)”.
Parole a cui ha risposto con altrettanta durezza Ben Gvir che, secondo quanto riporta il Times of Israel, prima ha respinto con vigore “le accuse secondo cui avrebbe ordinato alla polizia di non impedire a una folla di manifestanti di destra di invadere due basi delle Forze di difesa israeliane (IDF)”, e poi ha chiesto a Netanyahu di procedere con il licenziamento del ministro Gallant che, a suo dire, lavorerebbe con “elementi dell’opposizione” con il preciso intento di far cadere il governo. Una faida interna su cui Bibi, almeno per il momento, non sembra voler intervenire.
Il conflitto a Gaza
Nel frattempo il conflitto nella Striscia di Gaza procede senza sosta. Nelle ultime ore, Gaza City, nel nord della Striscia, e Khan Yunis, nel sud, sono state colpite da intensi bombardamenti aerei in cui sono rimasti uccisi almeno 20 palestinesi e altre decine sono rimaste ferite. Proprio nella città di Khan Yunis, secondo quanto trapela, negli ultimi giorni sarebbero stati uccisi 150 terroristi di Hamas, demoliti numerosi tunnel e siti di lancio utilizzati dai terroristi palestinesi.
Un’operazione nella città del sud della Striscia che potrebbe essere giunta al suo epilogo visto che l’esercito israeliano ha comunicato che la 98ª divisione si è ritirata da Khan Yunis e verrà dispiegata altrove. Ma i combattimenti non hanno riguardato solo la Striscia di Gaza. Nelle ultime ore, l’aviazione israeliana, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH), ha lanciato diversi attacchi contro alcune postazioni militari siriane nella provincia meridionale di Daraa, fortunatamente senza causare vittime.