La Procura di Roma era stata chiara: avrebbe ristudiato e analizzato tutte le carte che già erano finite al vaglio della Procura di Napoli. Certo, poi subito entrambe le procure avevano precisato che no, non era per poca fiducia o per presunti attriti. Certo è che di fatto la decisione del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi avrà delle ripercussioni. Perché ora nell’ambito dell’inchiesta Consip risulta indagato anche il vicecomandante del Noe, Alessandro Sessa, con l’accusa di depistaggio.
Brogliaci galeotti – L’ufficiale, in realtà, era già stato sentito come persona informata sui fatti per la vicenda che riguarda il suo diretto sottoposto, il capitano Giampaolo Scafarto, accusato di falso per una serie di omissioni in una delle informative a sua firma depositate in procura. Due, in particolare, i falsi contestati dei pm. Uno riguarda l’attribuzione all’imprenditore Alfredo Romeo (arrestato per corruzione il 1 marzo) di una frase su un incontro avvenuto con Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo e accusato di traffico di influenze. Peccato che quella frase, come riportavano correttamente i brogliacci, fosse stata pronunciata dall’ex onorevole Italo Bocchino, collaboratore di Romeo, con riferimento all’ex presidente del Consiglio. La seconda, invece, ha a che fare con un presunto interessamento dei servizi segreti all’indagine. Peccato che il presunto 007 di cui Scafarto parlava nell’informativa fosse stato identificato semplicemente (e banalmente) in un residente della zona.
Ed ecco il punto. Secondo la Procura, probabilmente, Sessa avrebbe mentito nel corso della sua audizione come testimone, proprio in riferimento ai falsi contestati a Scafarto. E ora, per questo, si trova sotto accusa per un reato che prevede una pena massima di 8 anni.