di Stefano Sansonetti
Un pasticcio passato completamente sotto silenzio. E che alla fine ha scaricato sulla bolletta elettrica dei cittadini un salasso di almeno 100 milioni di euro relativi allo scorso mese di luglio. Al centro della scena c’è l’AU (Acquirente Unico) Spa, ovvero la società pubblica che cura gli approvvigionamenti di energia elettrica per i clienti domestici e le imprese in regime di cosiddetta “maggior tutela” (in pratica non sul libero mercato). La società, formalmente detenuta tramite il Gse Spa dal ministero del Tesoro guidato da Pier Carlo Padoan, ma di fatto operativa sotto l’ala dello Sviluppo Economico di Federica Guidi, agisce sulla base di previsioni di fabbisogno da parte dei clienti finali. Ebbene, le previsioni dell’AU relative al luglio scorso sarebbero risultate clamorosamente “toppate”, costringendo la stessa società pubblica a comprare in extremis altra energia a prezzi nettamente superiori. Ma quanto grave è stato l’errore? Su complessivi 6,3 terawattora di energia acquistata a luglio, quasi 1 terawattora rappresenta la quota aggiuntiva comprata in fretta e furia con aggravio finale. In altri termini significa che quello che tecnicamente si chiama “sbilanciamento”, ovvero la differenza tra ciò che si prevede di acquistare e ciò che alla fine si acquista in sovrappiù, è stato del 15,13%. Il tutto laddove in genere la media dello sbilanciamento è del 2%. Questi dati sono stati messi insieme da tutta una serie di operatori energetici riuniti all’interno dei Consorzi Energia di Confindustria. Secondo le loro stime il costo che si è scaricato sui cittadini e sulle imprese a luglio è stato di 100 milioni di euro, di cui 50 milioni per la quota di sbilanciamento e altri 50 milioni legati alla mancata copertura che AU ha deciso di non intraprendere. AU ha replicato a queste accuse dicendo che la colpa dello sbilanciamento è dovuta alla abnorme domanda di energia verificatasi a luglio. Ma la società pubblica e il suo Ad Paolo Vigevano, che secondo alcuni osservatori si sarebbero lasciati andare a troppi convegni e interviste, adesso sono nel mirino pure degli operatori riuniti in Confindustria. I quali però si stanno giocando la loro bella partita: far smantellare l’AU e velocizzare la fine del regime di maggior tutela (che il ddl Concorrenza ha fissato a partire dal 2018).
Twitter: @SSansonetti