Cosa succederebbe se la Russia dovesse chiudere ora i rubinetti del gas all’Italia? Nell’immediato periodo nulla a meno che marzo non ci giochi un brutto tiro con bruschi abbassamenti delle temperature. Nel medio e nel lungo periodo invece si porrebbe il problema dal momento che è ipotizzabile solo nell’arco di tre anni la sostituzione completa dei circa 30 miliardi di metri cubi di gas che ci arrivano dalla Russia. A dircelo è il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in un’informativa resa ieri alla Camera a proposito dei rincari delle bollette gas.
Bollette gas in aumento, per Cingolani la bella stagione favorirà una riduzione della domanda di gas
“Nel breve termine, grazie all’atteso miglioramento delle condizioni climatiche, si stima una riduzione della domanda per uso civile di circa 40 milioni di metri quadri al giorno. Una completa interruzione dei flussi dalla Russia in questo momento, da oggi, non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna”.
Problemi per assicurare la fornitura a tutti i consumatori potrebbero avvenire però solo in caso di un picco inatteso di freddo eccezionale a fine marzo o di contestuali altri eventi catastrofici su rotte di importazione. Nel medio termine è necessario invece riempire gli stoccaggi al 90%, quindi procurarsi circa 12 miliardi di metri cubi entro il prossimo inverno.
Questo si può fare attivando misure nel breve e medio termine. Ovvero aumentando l’import da altri Stati e in questo quadro si spiegano le missioni del Governo nei Paesi produttori (Qatar, Algeria, Angola e Congo), che si stima portino complessivamente a ridurre la dipendenza per circa 20 miliardi di metri cubi l’anno.
E poi: l’incremento di importazione sull’infrastruttura Tap attuale può essere aumentato di circa 1,5 miliardi di metri cubi l’anno, tramite interventi sulle centrali di spinta localizzate in Albania e Grecia. Terzo punto: massimizzazione dell’utilizzo dei terminali Gnl a disposizione. Quarto: incentivazione all’iniezione di gas in stoccaggio. Quinto punto: si può incrementare la produzione di energia a carbone o olio per periodi definiti.
Ovviamente – ribadisce Cingolani – questo è un caso di emergenza con centrali esistenti. Si potrebbe poi intervenire anche con misure di controllo della domanda e di accelerazione dell’efficientamento energetico. E poi c’è la possibilità di incrementare l’importazione di energia elettrica dal Nord Europa per ridurre il consumo di gas nel parco termoelettrico italiano. Per le misure strutturali e quindi per eliminare la dipendenza dalle importazioni della Russia in tempi più lunghi e quindi sostanzialmente stabili si guarda a quanto si deciderà a livello europeo.
Al primo posto vi è la nuova capacità di rigassificazione su unità galleggianti ancorate in prossimità di porti. E qui Cingolani annuncia che il Governo ha dato ufficialmente l’incarico a Snam, l’indirizzo per la negoziazione e l’acquisto di una di queste navi da rigassificazione e il noleggio di una seconda unità. Secondo livello dell’azione, sviluppo dei progetti rinnovabili off-shore e on-shore, Terzo, sviluppo del biometano. E ancora: incremento della produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi di gas su aree esistenti, Canale di Sicilia e Marche. Infine, il raddoppio della capacità della Tap.
Cingolani difende il taglio sulle accise dei carburanti: “La riduzione più grossa in Europa”
Ovviamente – dice il titolare del Mite – questo richiede 45 mesi di lavori e tutta una serie di grossi interventi a livello internazionale, e quindi si tratta di un intervento molto massiccio, che eventualmente in futuro potrà essere considerato. Il ministro difende il taglio sulle accise dei carburanti deciso dal Governo come “la riduzione più grossa che abbiamo registrato in Europa”. Anche se ammette “i prezzi sono saliti talmente tanto che è un numero, in valore assoluto, abbastanza alto, in valore relativo, purtroppo, la crescita dei prezzi è esponenziale”.