Caro-bollette, taglio del cuneo fiscale, rivalutazione delle pensioni, contratti della Pa. La lista per la prossima manovra di bilancio è già parzialmente nero su bianco tra spese indifferibili, emergenze contingenti e desiderata politici. La prima urgenza per il nuovo governo è l’emergenza energia. Dopo il via libera del Consiglio dei ministri all’estensione fino al 18 novembre dello sconto benzina, si prepara il nuovo pacchetto di sostegni.
La lista per la prossima manovra è già parzialmente nero su bianco tra spese indifferibili, emergenze contingenti e desiderata politici
L’intervento dovrebbe limitarsi a prorogare fino a fine anno le misure (soprattutto il credito di imposta per le imprese) in esaurimento a novembre del decreto aiuti ter. Altro tema caldo è quello delle cartelle esattoriali, ripartite dopo lo stop dell’emergenza covid (ci sarebbero 10 milioni di cartelle in partenza di qui a fine anno). L’ipotesi è una nuova rottamazione, con un forfait del 5% su sanzioni e interessi e un piano di pagamenti in 5 anni.
Si ragiona anche su un possibile stralcio per le cartelle fino a 1.000 euro. Sulla legge di bilancio intanto il lavoro è iniziato, anche se – considerando i tempi stretti – le misure potrebbero ridursi all’essenziale. Matteo Salvini, dopo la riunione con i suoi parlamentari sui temi economici, ha assicurato che “la prossima legge di bilancio avrà uno stop definitivo, giusto e sacrosanto alla legge Fornero” e che sarà tolta l’Imu a chi ha la casa occupata abusivamente.
Il conto delle spese ‘obbligate’ è già proiettato verso i 40 miliardi
Il conto delle spese ‘obbligate’ è già proiettato verso i 40 miliardi: si parte dall’emergenza energia, con nuovi aiuti a famiglie e imprese per il primo trimestre dell’anno, che – sulla base delle misure attuate dal governo uscente – potrebbero richiedere circa 20 miliardi; a gennaio scatta poi la rivalutazione delle pensioni, con una spesa da 8-10 miliardi; va poi garantito il taglio del cuneo fiscale di 2 punti già in vigore, misura da 4,5 miliardi (difficile che si proceda subito anche solo con un primo passo verso l’obiettivo di FdI di 5 punti nella legislatura); c’è poi il rinnovo dei contratti della PA che potrebbero lievitare se, come sembra, slittassero al prossimo anno partite fondamentali come quelle di sanità e scuola (per una spesa di 4,5 miliardi). Tutto al netto di altre possibili riforme volute dai partiti, a partire dalla flat tax.
Nel capitolo delle entrate si potrebbero però già inserire i 3-4 miliardi di fondi di coesione Ue che Bruxelles ha concesso di utilizzare per il caro energia. A questi vanno aggiunte la possibile minor spesa derivante dalle modifiche al Reddito di cittadinanza o dalla rimodulazione del Superbonus e dagli avanzi di spesa del 2022 che verranno ‘recuperati’ col meccanismo degli anticipi di spesa già usato in passato.