Boccia smonta pezzo per pezzo la versione di Sangiuliano, la poltrona del ministro traballa

La non-consulente rompe il silenzio: dai viaggi rimborsati ai conflitti di interessi, smonta la versione del ministro. Difeso ieri da Meloni

Boccia smonta pezzo per pezzo la versione di Sangiuliano, la poltrona del ministro traballa

Ci sono gli ingredienti per una commedia di fine estate: la collaboratrice del ministro a sua insaputa, i presunti viaggi pagati a nostra insaputa, le delicate riunioni sulla sicurezza del G7 indelicatamente aperte a estranei e ovviamente, come in ogni farsa che si rispetti, le smentite e le contraddizioni. 

La farsa del ministro e la smentita social: quando Instagram diventa tribunale

Lo stillicidio contro il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per le sue trasferte con la sua consulente-non consulente Maria Rosaria Boccia si arricchisce di una nuova puntata e questa volta a farne le spese è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ieri la premier ha rassicurato gli italiani durante una comoda intervista a 4 di sera su Rete 4: “Io ho parlato con il ministro Sangiuliano, soprattutto per le questioni che interessano il profilo del governo, e mi dice che effettivamente lui aveva valutato la possibilità di dare a questa persona un incarico di collaborazione non retribuito, poi ha fatto una scelta diversa, ha deciso di non dare quell’incarico di collaborazione per chiarire alcune questioni. Mi garantisce – ha detto Meloni – che questa persona non ha avuto accesso a nessun documento riservato, particolarmente per quello che riguarda il G7, e soprattutto mi garantisce che neanche un euro degli italiani e dei soldi pubblici è stato speso per questa persona”. 

Sculacciato dalla premier il ministro Sangiuliano questa mattina ha vergato una lettera per La Stampa in cui ripete i concetti espressi: la nomina di Boccia non c’è mai stata per alcuni conflitti di interesse riscontrati, nessun euro pubblico è stato speso per le trasferte e la quasi consulente non avrebbe mai partecipato a nessuna riunione operativa. Solo che Boccia decide di non stare zitta e risponde dal suo account Instagram punto su punto. “Dopo otto giorni di silenzio una toppa peggio del buco”, scrive la consulente più veloce del West che aggiunge: “Siamo sicuri che la nomina non ci sia stata? A me la voce che chiedeva di strappare la nomina sembrava femminile… la riascoltiamo insieme?”. 

E sui potenziali conflitti di interesse riscontrati dal capo di gabinetto dice: “Quando li avrebbe riscontrati? Durante le vacanze estive? Il capo di gabinetto era presente da remoto alla riunione del 15 agosto perché era in ferie. Sotto l’ombrellone ha verificato i miei potenziali conflitti di interesse? E soprattutto quali sono?”.

Ce n’è anche sui soldi pubblici che Meloni giura non siano mai stati spesi. “Mai speso un euro del Ministero? Io non ho mai pagato nulla, mi è sempre stato detto che il ministero rimborsava le spese dei consiglieri tanto che tutti i viaggi sono sempre stati organizzati dal Capo segreteria del ministro”. E alle affermazioni del ministro sul fatto che lei non abbia mai preso parte alle riunioni operative sul G7, replica: “Quindi non abbiamo mai fatto riunioni operative? Sopralluoghi? Non ci siamo mai scambiati informazioni?”.

“Le uniche vite turbate sono state la mia e quelle della mia famiglia”, scrive ancora Boccia nella storia su Instagram, aggiungendo: “La stampa mi ha definita: influencer, accompagnatrice, sartina, ‘una che si vuole accreditare’, millantatrice, la Anna Delvey della politica italiana, aspirante collaboratrice, consolatrice, badante, un amore culturale. Ad oggi non ho ricevuto né le scuse da parte dei giornalisti (nonostante abbia sempre smentito tempestivamente tutte le dichiarazioni che leggevo ed ascoltavo) né le scuse di chi mi ha coinvolto ingiustamente in questa spiacevole situazione”. 

Meloni, Sangiuliano e Boccia: il triangolo (non) amoroso che fa tremare il governo

La farsa – politicamente serissima – ora arriva al bivio: qualcuno tra il duo Meloni-Sangiuliano e Boccia sta dicendo il falso. La poltrona del ministro alla Cultura pericolosamente traballa.