La Polizia di Stato, coordinata dalla DDA di Catanzaro, ha inferto un duro colpo alla ‘ndrangheta. Alle prime luci di martedì 18 aprile, è stata eseguita un’ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro nei confronti di 62 indagati (38 in carcere e 24 agli arresti domiciliari) riconducibile a esponenti della comunità rom. Tra questi, figura anche un appartenente della Polizia Penitenziaria, che avrebbe veicolato messaggi e direttive per le strutture criminali in entrate e in uscita dal penitenziario.
Blitz della Polizia di Stato contro la ‘ndrangheta a Catanzaro: 62 arresti
I soggetti sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, furto, ricettazione, estorsione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco. I reati sono aggravati dal metodo mafioso.
L’indagine, spiega il Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, il prefetto Francesco Messina, presenta elementi di novità evidenziando l’incredibile capacità della ‘ndrangheta di gestire un pericoloso conflitto con gli indagati, “giungendo a una soluzione che ha consentito alle ndrine cutresi e catanzaresi coinvolte di mantenere la leadership criminale sull’agguerrita organizzazione mafiosa”. Messina ha anche sottolineato che le investigazioni hanno messo in luce la “capacità” e il “coraggio” di alcuni “imprenditori estorti di reagire alle imposizioni estorsive dei clan investigati, sottraendosi alle logiche omertose”.
Il paradosso
“Abbiamo atteso pazientemente questa ordinanza per un anno liberando finalmente la città di Catanzaro da una cappa di vessazione e di droga”, ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Per il magistrato calabrese, l’indagine pone fine al “paradosso di una procura che ha fatto arresti dappertutto tra Cosenza, Crotone e Vibo ma che sembrava tollerasse i soprusi della malavita locale e il traffico di droga”.
Le indagini hanno consentito di scoprire struttura e modus operandi di due associazioni a delinquere finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti di varia tipologia, soprattutto cocaina. La prima, in contatto con fornitori di Reggio Calabria e Crotone, aveva base operativa all’interno di un’abitazione, costantemente presidiata. La seconda, articolata su base famigliare, operava tra Catanzaro e Crotone.