Mentre impazza la polemica sul Black Friday, con le vendite online che rischiano di mettere ulteriormente in crisi il settore del commercio, la Guardia di Finanza ha scoperto che gran parte degli acquisti online è occultata al Fisco italiano. Secondo gli accertamenti della Guardia di Finanza di Pescara, poi estesi al Nucleo Speciale Entrate di Roma, sono stati scoperti oltre 100 operatori economici che hanno effettuato vendite attraverso piattaforme online, non dichiarate al Fisco per 330 milioni di euro in due anni.
VICOLO CIECO. Un’indagine rimasta aperta e che fatica a concludersi per l’oggettiva difficoltà di reperire informazioni su 750 soggetti esteri, al momento privi di un identificativo fiscale italiano, che avrebbero effettuato, tramite marketplace, cessioni di beni per quasi 600 milioni di euro e dei quali la piattaforma di riferimento con sede in Lussemburgo non fornisce i dati. Per rintracciare queste imprese si è reso necessario infatti attivare i canali di cooperazione internazionale per scongiurare che questi soggetti, dopo aver effettuato numerose vendite, si potessero rendere irreperibili sottraendosi nel caso di evasione fiscale accertata al recupero delle imposte dovute.
Cooperazione che, però, tarda a dare i suoi frutti bloccando di fatto l’attività di accertamento della polizia giudiziaria. Le indagini hanno peraltro evidenziato violazioni fiscali commesse da innumerevoli imprenditori italiani e stranieri che hanno effettuato cessioni di beni in Italia utilizzando “vetrine virtuali”, pari a quasi 300 milioni di euro non dichiarati al Fisco soprattutto nel periodo dell’emergenza Covid.
PARADISO DI FATTO. Il settore del commercio elettronico indiretto (e-commerce) con la diffusione di internet, è cresciuto in maniera esponenziale nell’ultimo decennio non solo per qualità e quantità di siti internet specializzati per la vendita e di “negozianti virtuali”, ma anche in termini di transazioni commerciali eseguite nei vari marketplace come Amazon, E-Bay, Wish e molti altri ancora. La loro velocissima diffusione ha creato certamente opportunità ma anche scompensi nel settore del commercio al minuto.
Infatti sulle piattaforme di vendite online i venditori hanno un duplice beneficio: omettere il pagamento dell’imposta e, nello stesso tempo, ottenere un vantaggio competitivo, dato dal praticare prezzi di mercato più bassi e concorrenziali. Un comportamento che l’Italia non riesce a contrastare a causa delle norme vigenti che non si rifanno sulle piattaforme online dove si procede alle vendite fatte da molti soggetti che volontariamente si sottraggono al Fisco. Venditori che restano irreperibili senza aver pagato nessun imposta e per i quali l’Italia ha tutta l’aria di essere una sorta paradiso fiscale di fatto.
SONNI TRANQUILLI. La normativa vigente nel nostro Paese così come attualmente congegnata non dispone purtroppo di strumenti efficaci per contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale sulle piattaforme online e non prevede alcuno strumento efficace che faciliti il recupero dell’imposta. Infatti nel caso di soggetti non residenti in Italia, il recupero delle somme dovute è molto complesso e in alcuni casi addirittura antieconomico, sempre che si riesca a portare a compimento le procedure, che spesso si perdono nei meandri della burocrazia non solo italiana ma dell’intera comunità europea.