Ad averla presa meglio di tutti è stato Beppe Grillo. Il leader del Movimento 5 Stelle, forse per tattica o forse per scelta, ha preferito occuparsi di Rai sostenendo che è “una fogna” e di chi vuol fare accordi con il Pd, minacciando le solite espulsioni dal partito. Di Luigi Bisignani nemmeno l’ombra. Figuriamoci del fatto che sarebbero stati gli americani (intesi come Cia e roba varia) a favorire l’ascesa dei grillini, “come vent’anni fa con Antonio Di Pietro”, come racconta l’ex faccendiere a Paolo Madron, autore del libro-intervista “L’uomo che sussurrava ai potenti”, edito da Chiarelettere e da oggi in libreria. Vero o verosimile che sia, per il comico ligure tanta attenzione da parte di Bisignani potrebbe essere un motivo di vanto.
Chi non l’ha presa affatto bene, invece, sono un bel po’ di esponenti del Pdl tirati in causa dal faccendiere nella sua “versione di Bisi”, accusati di “tradimento” o di aver “sfruttato” l’ex presidente del Consiglio. E siccome tutto ruota attorno a Silvio Berlusconi, considerato dall’ex giornalista dell’Ansa «l’unico leader tra tante mezze tacche» non si può che partire dalla dichiarazione ufficiale del Cavaliere: «In riferimento alle anticipazioni giornalistiche del pamphlet recentemente pubblicato desidero rinnovare la mia fiducia totale a Renato Schifani, ad Angelino Alfano e agli altri amici chiamati in causa, perché mai mi hanno fatto mancare, anche nei momenti più delicati, il loro sostegno». Berlusconi non fa il nome di Bisignani ma è chiaro che la replica riguarda quanto sostenuto nel libro intervista dal faccendiere.
L’amarezza di Berlusconi
«Più che tradimento parlerei di piccoli uomini creati da Berlusconi dal nulla e poi convinti di essere superuomini» dice Bisignani nel pamphlet. «Il primo che mi viene in mente è Renato Schifani, che con Angelino Alfano lavorava alla costruzione di una nuova alleanza senza Berlusconi. Complici La Russa, Mantovano, Augello e la favorita di Angelino, Beatrice Lorenzin». Ovvero tutti coloro che diedero vita alla corrente montiana del Pdl, culminata nella manifestazione al teatro Olimpico di Roma. Chi in queste ore ha avuto modo di sentire e vedere l’ex premier lo ha trovato molto deluso e arrabbiato. Berlusconi si sarebbe sfogato usando termini non proprio termini diplomatici. Del resto molte delle cose scritte erano da tempo note. Ma vederle pubblicate fa un altro effetto. «E Silvio è sensibile a queste cose», dice un esponente di primo piano del Pdl, sfiorato dalla versione di Bisi. «Quando è stato attaccato sul piano personale per i rapporti non proprio idilliaci con Sarkozy e la Merkel, il Cav ha somatizzato le critiche al punto tale da ritirarsi dalle scene. Figuriamoci scoprire il tradimento dei traditori».
Faide interne
E siccome il regolamento di conti è appena iniziato succede che Sandro Bondi se la prenda addirittura con il quotidiano di famiglia: «L’apertura de “Il Giornale” e lo spazio abnorme offerto alle anticipazioni di un saggio di prossima pubblicazione conferma purtroppo il profilo inutilmente provocatorio e a tratti sguaiatamente aggressivo, soprattutto nelle vicende interne del Pdl, assunto da tempo da un giornale che dovrebbe rappresentare al contrario l’animo più profondo dei cittadini moderati di questo Paese. Desidero esprimere la mia sincera solidarietà agli amici Schifani e Alfano, le cui decisioni, in momenti molto delicati e in presenza di un confronto libero e trasparente, non sono mai state dissonanti o in contrasto con quelle del Presidente Berlusconi» .
Le faide si consumano in famiglia, tocca quindi a Daniela Santanchè, compagna di Sallusti e deputata del Pdl, chiudere il cerchio: «Smentisco ciò che ha scritto Bisignani. Non ho mai organizzato assolutamente niente, nessuna cena, nessun pranzo, nessuna colazione per far incontrare De Benedetti e Berlusconi. Mi sarebbe forse anche piaciuto, perché sarebbe stata una bella pacificazione. Mi sarei adoperata se avessi potuto. Leggerò il libro di Bisignani con attenzione. Lo conosco molto bene, è un amico, ma quello che lui ha scritto non è quello che io penso».
Già, in effetti quella è pur sempre la “versione di Bisi”…