È il giorno della verità, oggi, in Europa sulla liberalizzazione dei brevetti sui vaccini. Gli europarlamentari sono stati chiamati a votare un emendamento alla risoluzione del Parlamento europeo sulla posizione da tenere al Wto nel quale si chiede di liberare i brevetti. La proposta emendativa è stata cofirmata dal M5S che sta portando da tempo avanti questa battaglia. Sul tema l’Eurocamera è divisa. Con il M5S ci sono la Sinistra, i Verdi ed esponenti degli S&D. Contrari Renew e Ppe.
La Commissione venerdì scorso, infatti, senza aspettare che il Parlamento si esprimesse, ha presentato al comitato sulla proprietà intellettuale del Wto la sua proposta, che insiste sull’applicazione delle regole esistenti e sulla necessità di fermare le restrizioni all’export. Ma non dice nulla sulla sospensione dei brevetti, chiesta a gran voce invece dagli Stati Uniti di Joe Biden. “Contrapporre sospensione dei brevetti e le restrizioni all’export come fossero alternative – replica l’eurodeputato Dimitrios Papadimoulis della Gue/Sinistra – è fare cattiva politica, le due cose vanno insieme”.
“I vaccini vanno considerati come un bene pubblico, l’Ue deve sposare al Wto la proposta di sospensione temporanea dei brevetti ma anche delle attrezzature tecniche per realizzarli e il know how”, ha detto Tiziana Beghin, capodelegazione dei pentastellati al Parlamento Ue. Che spiega: “Durante la scorsa plenaria, grazie ai nostri decisivi voti, era stato approvato un emendamento a una risoluzione non vincolante che chiedeva di rimuovere il waiver. Adesso questa risoluzione rappresenta l’ultima chiamata per l’Europa per dimostrare di essere dalla parte giusta della storia”.
A muovere i pentastellati in questa battaglia è anche la considerazione di un dato di fatto. I profitti delle case farmaceutiche durante la pandemia – spiega sempre Beghin – fanno a pugni con le nuove povertà che il Covid ha creato e alimentato. “In piena pandemia, con milioni di cittadini in difficoltà e con un tasso di disoccupazione destinato irrimediabilmente a salire Big Pharma ha messo in bacheca un record di profitti dopo l’altro”, rincara la dose l’europarlamentare del M5S, Mario Furore. Grazie al vaccino, Pfizer ha incassato 3,5 miliardi di dollari solo nei primi tre mesi di quest’anno con ricavi in aumento del 45% rispetto al 2020.
Ugualmente lusinghieri i conti dell’azienda tedesca BioNTech, che ha collaborato con Pfizer sul suo vaccino: i ricavi sono saliti a 2,048 miliardi e l’utile operativo ha segnato 1,66 miliardi contro il rosso da 59,3 milioni di un anno fa. AstraZeneca ha raddoppiato il suo utile netto nel primo trimestre mentre le vendite del siero anti Covid hanno toccato i 275 milioni di dollari. L’utile netto di Moderna nei primi tre mesi dell’anno è stato di 1,22 miliardi di dollari e ricavi pari a 1,9 miliardi di dollari. Johnson & Johnson ha registrato un fatturato di gruppo di 22,3 miliardi di dollari ( +7,9%). I ricavi legati alle vendite dei vaccini sono stati pari a 100 milioni dollari. Gli utili netti sono cresciuti del 6,9% a 6,2 miliardi di dollari.
“Non dimentichiamo inoltre – spiega Furore – che, secondo un’inchiesta del portale olandese Follow The Money (Ftm), Pfizer utilizza paradisi fiscali come Paesi Bassi, Lussemburgo, Irlanda e Delaware per eludere le tasse negli altri paesi europei. Tutto questo è veramente scandaloso tanto più che questo profitto si basa sullo sfruttamento di un bene pubblico, il vaccino, la cui ricerca è stata ampiamente finanziata con soldi pubblici”.