Per conto del gruppo di Forza Italia, il berlusconiano Enrico Aimi ha annunciato “il voto favorevole sul provvedimento”. La stessa cosa ha fatto, a nome del Pd, un entusiasta Alessandro Alfieri: “Finalmente l’Accordo transattivo viene ratificato dal nostro Paese”. Alla festa si è unito persino il leghista Tony Chike Iwobi, che del testo è stato pure relatore: “Si propone l’approvazione del disegno di legge da parte dell’Assemblea”.
Lunedì scorso, nel mezzo del ponte del primo maggio, è passato in sordina il via libera del Senato alla legge di ratifica dell’Accordo transattivo fra l’Italia e la Comunità europea dell’energia atomica sulla gestione dei rifiuti radioattivi del sito del Centro comune di ricerca Ispra di Varese. Un accordo firmato quasi dieci anni fa a Bruxelles, il 27 novembre 2009, dall’allora ministro dello Sviluppo economico del Governo Berlusconi, Claudio Scajola. E per effetto del quale, la gestione e i relativi oneri dell’impianto, come previsto dalla legge di Bilancio 2018, l’ultima varata dall’Esecutivo guidato da Paolo Gentiloni, ricadranno di fatto sull’Italia.
Ad occuparsi dello smantellamento del reattore Ispra-1 di Varese sarà infatti la Sogin, la società incaricata della dismissione delle vecchie centrali nucleari italiane. Provvedendo, per assolvere al compito affidatole, “a valere sugli introiti della componente tariffaria A2 sul prezzo dell’energia elettrica”. Insomma, a pagare il conto – 50 milioni di euro – saranno ancora una volta i cittadini. Con l’accordo di Forza Italia, Lega e Partito democratico. Una sorta di Nazareno nucleare allargato a carico degli italiani. Dal quale, unica voce fuori dal coro, ha preso le distanze il Movimento Cinque Stelle.
E non è tutto. Perché i rifiuti radioattivi prodotti dal reattore Ispra-1 dovrebbero essere conferiti e messi in sicurezza nel Deposito nazionale del quale non solo non c’è ancora traccia ma ad oggi non è dato sapere neppure dove e quando verrà realizzato. Tutte criticità sulle quali ha puntato i riflettori in Aula, a Palazzo Madama, il vice capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Primo Di Nicola.
“L’Accordo, firmato nel lontano 2009 dall’allora ministro dello Sviluppo economico Scajola, forse con troppa fretta, ha finito per accollare allo Stato italiano la gestione finale delle scorie nucleari del sito, non soppesando i ritardi già accumulati e le incapacità già dimostrate dal nostro Paese sul fronte del decommissioning testé citato, cioè del processo di smantellamento e messa in sicurezza degli impianti e delle scorie frutto dell’esperienza fatta dal nostro Paese nell’impiego del nucleare”, ha ricordato il senatore M5S.
“Siamo ancora sprovvisti, infatti, del famoso deposito nazionale che avrebbe dovuto e dovrebbe accogliere questi rifiuti, cui si aggiungono ora quelli del Centro di Ispra – ha aggiunto Di Nicola -. Si tratta di ritardi dovuti, naturalmente, all’azione e all’inazione dei Governi che ci hanno preceduto”. Ma l’elenco dei rilievi sollevati dai grillini non finisce qui.
“Una politica più avveduta e lungimirante avrebbe quantomeno dovuto, in sede di firma dell’Accordo che ci apprestiamo a ratificare, tenere conto di queste nostre difficoltà e tentare di fare accollare all’Euratom la gestione finale dei rifiuti del Centro di Ispra e relativi costi”, ha concluso Di Nicola. Che tuttavia, nonostante le riserve esposte e le criticità evidenziate, ha annunciato il voto favorevole dei Cinque Stelle alla ratifica dell’Accordo, unicamente “per il rispetto che abbiamo sempre avuto e vogliamo continuare ad avere per gli accordi internazionali e gli impegni sottoscritti dal nostro Paese”.