Dopo sette mesi di guerra tra Russia e Ucraina l’escalation continua. A lanciare l’allarme è il presidente americano Joe Biden che dice di conoscere bene Vladimir Putin: “per la prima volta dai tempi della crisi dei missili a Cuba siamo di fronte alla minaccia di un Armageddon nucleare” ha detto Biden nel corso di un evento elettorale a New York.
Come se non bastasse il presidente americano continua a soffiare sul fuoco del conflitto: “Tutta questa situazione è colpa di una persona che io conosco abbastanza bene, il suo nome è Vladimir Putin. Ci ho passato un po’ di tempo assieme”. Ma poi apre ai colloqui: “Dobbiamo capire quale può essere una via d’uscita per lui”.
Così per Biden chi sottovaluta le minacce del Cremlino sull’uso di un arma nucleare tattica commette un grave errore di valutazione che potrebbe portare a uno scontro atomico irreversibile: “Putin non scherza quando parla del possibile uso di armi nucleari, chimiche o biologiche perché il suo esercito è in difficoltà”. Il timore di diversi analisti è proprio questo: il capo del Cremlino, messo alle strette, con una guerra che doveva sancire il suo trionfo e rischia invece di trasformarsi in una disfatta, potrebbe optare per un gesto forte.
Alle strette
Per gli Usa, infatti, Putin non avrebbe alcuna via d’uscita se non quella dell’arma nucleare. In realtà Putin all’indomani dell’annessione dei nuovi territori aveva detto di essere pronto a sedere al tavolo delle trattative con Kiev. Ma poche ore dopo era arrivata la risposta dell’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha firmato un decreto presidenziale con il quale si vieta per legge qualsiasi trattativa con Vladimir Putin: “Non discuteremo di pace fino a quando lui sarà presidente della Russia”, ha dichiarato.
Di sicuro, dopo Biden a parlare è stato il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken. Evocando la necessità di una soluzione diplomatica, cui gli Usa sarebbero “pronti”. Blinken sostiene quindi che da parte degli Usa la porta del dialogo rimane sempre aperta e che sono disposti a cercare una “soluzione diplomatica per porre fine al conflitto in Ucraina”, ma solo a patto che ci sia una “volontà seria” da parte del presidente russo. “Quando la Russia dimostrerà di voler seriamente intraprendere questo percorso, noi ci saremo. Ma, al momento, i segnali vanno in un’altra direzione”, ha detto.
Certo è che Volodymyr Zelensky si è mostrato tutt’altro che aperto: non esiste altra soluzione al conflitto se non quella militare, con l’obiettivo di continuare a recuperare terreno fino a riprendersi, dicono i vertici di Kiev, anche la Crimea. Una débâcle che però potrebbe spingere Putin a utilizzare l’arma nucleare tattica in Ucraina.
La minaccia
Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, da sempre tra i più cauti, dopo le dichiarazioni di Zelensky, durante un’assemblea di Russia Unita ha detto: “Non possiamo tacere sul tema del nucleare. In particolare, non possiamo tacere sulle azioni sconsiderate del regime di Kiev volte a creare il rischio di utilizzare varie armi di distruzione di massa. Con il suo appello a colpire il nostro Paese con un’azione nucleare preventiva, Zelensky ha mostrato al mondo intero che tipo di minacce intenda nei nostri confronti. I tentativi di vari suoi segretari di affermare che intendesse qualcos’altro sono ridicoli”.
Un passo avanti, e tre indietro. Così ora anche Lavrov non esclude più nulla: “Le azioni sconsiderate del regime di Kiev sono volte ad aumentare il rischio dell’utilizzo di varie armi di distruzione di massa”. Tutto questo mentre sul campo continuano gli scontri.
Otto persone sono rimaste ferite nella regione di Kharkiv, nell’Ucraina orientale, a causa dei bombardamenti russi nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto su Telegram il governatore della regione, Oleh Synyehubov, secondo quanto riporta il Guardian. Dopo la ritirata delle truppe russe, intanto, sempre nella regione di Kharkiv sono stati ritrovati i corpi di 534 civili uccisi, tra cui 19 bambini.