Inizia a delinearsi la politica estera del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ieri dal Dipartimento di Stato ha annunciato un cambio di passo parlando, apertamente, della necessità di “fronteggiare la Russia e la Cina” con i loro sistemi autoritari. “L’America è tornata, la diplomazia è tornata” ha detto il neo presidente Usa dettando la nuova linea, “back to the future”, per rafforzare “i muscoli atrofizzati delle alleanze internazionali”.
Biden, rivolgendosi proprio a Mosca, ha chiesto il rilascio “immediato e senza condizioni” del leader dell’opposizione Alexey Navalny. Un’intrusione che non è piaciuta al Cremlino. Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha dichiarato che le richieste del presidente americano di liberare l’oppositore “subito e senza condizioni” rappresentano “una retorica molto aggressiva e non costruttiva”. “I messaggi che suonano come ultimatum per noi sono inammissibili”, ha aggiunto Peskov, ripreso dall’agenzia Tass.
Peskov ha riconosciuto che tra Russia e Usa c’è “una quantità enorme di differenze e di approcci diversi alle questioni chiave”, ma ha anche affermato che Mosca desidera continuare a cooperare con Washington durante la presidenza Biden. “Ci aspettiamo di vedere la volontà politica degli americani di continuare la cooperazione laddove questo serva i nostri interessi”, ha aggiunto il portavoce del Cremlino.
“Abbiamo espresso profonda preoccupazione per la situazione di Alexey Navalny, abbiamo chiesto che sia liberato e che sia avviata un’inchiesta su cosa è successo. Noi rispettiamo al massimo la sovranità della Russia, ma i diritti umani e lo stato di diritto sono centrali per il futuro comune” ha detto, invece, l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell.
La Russia “costruisce la sua vita basandosi sul fatto che l’Ue è un partner inaffidabile, perlomeno in questa fase” ha replica il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov. Lavrov ha definito la possibilità di sanzioni Ue contro Mosca per il caso Navalny “una questione interna dell’Ue” e ha affermato che l’Ue “sempre più spesso ricorre a restrizioni unilaterali che non hanno una base legittima”.
Intanto è di ieri la notizia della morte di uno dei medici dell’ospedale russo dove la scorsa estate fu curato Navalny, immediatamente dopo il suo avvelenamento. Sergey Maximishin, 55 anni, vice primario dell’ospedale di emergenza di Omsk, secondo quanto ha riferito la direzione dello stesso ospedale, è deceduto “improvvisamente”.