di Vittorio Pezzuto
L’adrenalina da campagna elettorale non è stata ancora smaltita e il risultato del voto, da lei definito senza mezzi termini «sconfortante», non aiuta a rallentare il torrenziale discorrere di Michaela Biancofiore, battagliera ma isolata coordinatrice regionale azzurra in Trentino Alto Adige. La batosta appena subìta non fiacca certo le sue convinzioni ma paradossalmente le rafforza. Prendete un territorio in cui gli italiani sono minoranza etnica, aggiungete una legge elettorale che favorisce al massimo la frammentazione delle liste e un simbolo da far votare che non è né carne (Forza Italia) né pesce (Pdl) ma solo insipida e anonima pietanza (Forza Alto Adige), peraltro in abbinamento con una Lega nord rivelatasi inconsistente. Condite infine il tutto con la singolare condizione di essere stata dimissionata da sottosegretario alla Funzione pubblica perché troppo berlusconiana, nell’indifferenza del suo stesso partito. Ecco, adesso sapete come si può sentire una pasionaria che protesta «correttezza nei confronti di tutti», che non si considera nemmeno un falco ma sic et simpliciter «una berlusconiana doc» e che quindi si sarebbe quantomeno aspettata un minimo di attenzione dal suo (ormai ex) segretario di partito.
«Ho sempre nutrito rispetto e fiducia nei confronti di Alfano, sentimenti evidentemente non ricambiati. Mi aveva garantito che avrebbe risolto in tempo utile per queste elezioni la mia estromissione dall’esecutivo decisa dal premier Letta. E invece non solo non si è più fatto sentire sul punto ma da lui non ho ricevuto alcuna comunicazione di quello che si poteva o non si poteva fare in campagna elettorale. Alfano ha preso tempo solo per far calmare la questione dal punto di vista mediatico. Confermando nei fatti il clima di ostilità assoluta e intollerabile di cui sono stata sempre vittima nel governo».
Non si può dire che il contesto politico nazionale vi abbia aiutato.
«Grazie per l’eufemismo. Il voto parlamentare del 2 ottobre ha dato alla nostra gente l’idea di un Berlusconi in minoranza. E la campagna si è così trasformata in una via crucis, con i cittadini che ci fermavano per rivolgerci sempre le stesse domande. “Perché Alfano si comporta così? Perché non segue Berlusconi? Come possiamo avere fiducia in un partito che al massimo del suo splendore l’ha candidata in Campania per fare un favore alla SVP e che adesso la destituisce dal governo? Perché dovremmo votare una lista priva sia del simbolo del Pdl che di quello di Forza Italia?”».
E lei cosa rispondeva?
«Che in effetti siamo stati vittima di un’operazione spuria voluta dal combinato disposto Alfano-Verdini. Roma insomma non ci ha aiutato in alcun modo a fronte di un Pd che pur schierando tutti i suoi big (da Renzi a D’Alema passando per Epifani) non è comunque riuscito a superare la soglia del 7%».
Una corsa in salita e solitaria, quindi?
«Le uniche gentilezze accordatemi sono state una visita di Mariastella Gelmini e la chiusura della campagna con Daniela Santanché. Nessun ministro in carica si è mai sognato di passare da queste parti, nonostante i miei ripetuti inviti e appelli. Per loro ero e sono infrequentabile. Il fatto che non si sia voluto aiutare il partito sul territorio la dice lunga, lunghissima su costoro. Per questo dico che Berlusconi ora deve cambiare tutti ma proprio tutti, me compresa. Perché fare un danno del genere al movimento in campagna elettorale è farlo innanzitutto a lui e poi a ciascuno di noi».
E ora come si sente?
«Di sicuro non mi sento una moderata. D’altronde Forza Italia è nata come una forza rivoluzionaria che si candidava a cambiare il Paese, intercettando un’ansia di rinnovamento che arrivava all’indomani di Tangentopoli. E contro questo sistema arrivo a immaginare un nostro futuro insieme a Grillo e al suo movimento. Chi invece vuole seguire le bandiere del politically correct e del Club Bilderberg si accomodi pure nel centrismo moderato. In questi mesi nel Pdl lo stavano già facendo in diversi, costituendo gruppi sul territorio e vagheggiando liste elettorali alle europee».
E poi cosa è successo?
«Una parte di loro si è ritratta, spaventata dall’accelerazione che Berlusconi ha impresso alla rinascita di Forza Italia. E pensare che fino a ieri questi centrini hanno trasformato Alfano nel loro strumento. Uno strumento, badi bene, del tutto inconsapevole. Un dato politico se possibile ancora più triste, non trova?».