Certo che per il Natale di Roma( il 21 aprile ricorre la data della fondazione della città eterna) regalo migliore a Giorgia Meloni, candidata a metà strada di un centrodestra diviso su tutto, Silvio Berlusconi non poteva farlo: scegliere di non decidere. Perché è questo ciò che sta facendo il Cavaliere, forte dell’intima convinzione che così facendo, prima o poi, il pallino tornerà in mano sua. Probabile, ma non possibile, dato che l’asse Meloni-Salvini potrebbe essere meno debole di quel che pensa l’uomo di Arcore. D’accordo, l’unica certezza è che Guido Bertolaso, voluto, sostenuto e teleguidato dall’ex presidente del Consiglio, resterà comunque in campo. Da solo come soluzione estrema, in compagnia di Alfio Marchini nel caso in cui la scelta del fidanzamento con l’imprenditore dovesse essere condivisa dagli uomini della lista civica, oppure come bandiera di Forza Italia. Un modo, quello su cui sta ragionando l’ex mago della protezione Civile, per salvare la faccia e offrire a Berlusconi la vera exit strategy a lungo cercata: barcollo ma non mollo. A netto di queste ipotesi, però, resta in piedi il nodo centrale: un centrodestra diviso è destinato a non vincere, figuriamoci a convincere gli elettori. “Mi aspettavo da Berlusconi il solito guizzo, la capacità di leggere le aspettative dei cittadini che lo ha reso il leader che è stato, e che partecipasse a questa manifestazioni”, dice la candidata a sindaco di Roma, Giorgia Meloni, all’apertura della sua campagna elettorale alla terrazza del Pincio. Una location particolarmente suggestiva, quella scelta dalla leader di Fratelli d’Italia, ma non tatticamente entusiasmante. Proprio da lì partì la seconda campagna elettorale di Gianni Alemanno, quando ha tentato di succedere a se stesso, finendo con l’essere battuto da Ignazio Marino. Corsi e ricorsi storici, a volte, hanno un senso, anche oltre la scaramanzia. E proprio perché la storia non si ripete mai uguale a se stessa il ragionamento di Salvini finisce per essere la cosa più sensata di una giornata di ordinaria follia. “Non possiamo forzare la mano a nessuno”, dice il leader della Lega, “chi può vincere a Roma è la Meloni, chi fa altre scelte, auguri. Berlusconi dovrebbe chiamarmi”. Il problema è che Berlusconi non vuole chiamare nessuno, è lui che aspetta che il telefono squilli, volendo tornare ad essere il perno e non un ingranaggio del meccanismo elettorale. “Siamo qui per Roma: gli altri se arrivano sono i benvenuti. Aspetto Forza Italia spero che venga”, sostiene Salvini osservando Roma dalla terrazza del Pincio, “Berlusconi ha di fianco alcuni pessimi consiglieri che rischiano di rovinarlo. Lui è bravo a far di conto ma di fianco c’è qualcuno che lo vuole far perdere. Chi non appoggia Meloni aiuta Renzi e chi aiuta Renzi non sarà alleato della Lega”. Un ragionamento politico , quello del capo del Carroccio, che aderisce perfettamente al pensiero corrente fra i simpatizzanti della Lega e di Fratelli d’Italia ma che non fa troppa breccia fra l’ala trattativista di Forza Italia che preferisce restare a metà strada, ovvero su Bertolaso. Insomma, il caso Roma rischia davvero di trasformarsi nel caso Berlusconi-Bertolaso, capace di portare sul binario morto della storia Forza Italia. Sempre che il Cavaliere non decida il colpo di teatro. Magari azzerando tutto e ripartendo da capo. In fondo dopo il Natale c’è sempre una Befana….
26/11/2024
09:51
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