Ci sono i “fregati” dalla politica e i “pregati della politica”, cioè quella schiatta di salvatori della patria che periodicamente sono chiamati ad esercitarsi nell’arte invero funambolica del miracolo. I “pregati” sono quelli che in una situazione di endemica carenza di una vera classe dirigente vengono rincorsi da segretari e presidenti di partiti e movimenti, per tirargli fuori le castagne dal fuoco, in cambio, naturalmente, di una nomina prestigiosa, in genere Primo ministro o nei casi più scrausi improbabili candidature a sindaco salva-coalizione, oppure, caso raro ma esistente, a figura mitologica di “eterno oppositore anti-sistema”, che non viene mai formalizzato, ma che incombe come un convitato di pietra e che viene blandito e brandito per spaventare amici e nemici.
Il più famoso caso e anche il più attuale è l’attuale premier Mario Draghi il cui fantasma propiziatorio aleggiò per tutti i due governi di Giuseppe Conte, ma si materializzava spesso anche con Letta, Renzi e Gentiloni. Se qualche premier sgarrava ecco che il qualche Presidente della Repubblica lo poteva spaventare dicendo “Attento! Comportati bene che se no chiamo Draghi”. E subito il reprobo, temendo per la cadrega, si rimetteva tosto in riga. Poi ci sono “pregati” minori che comunque hanno un grande effetto consolatorio per i leader in difficoltà. Essi sono per lui una specie di Xanax del potere perché tranquillizzano il segretario/presidente in ambasce che recupera il sonno sapendo che ha un asso nella manica e che se le cose si mettono davvero male lui un piano B ce l’ha di sicuro e si coccola così il santino del suo “pregato” che lo rassicura, lo corrobora e lo ingentilisce nelle contratture delle rughe prodotte dalle preoccupazioni e dallo stress del governare.
Da ultimo sono comparsi diversi “pregati”, uno novello, uno storico ed uno semi – storico, nel senso che è pregato da meno tempo. Il novello – a dispetto dell’età di 70 anni suonati – è Gabriele Albertini che fu sindaco di Milano dal 1997 e che ora un centrodestra in difficoltà prega con ardore di ricandidarsi, ma lui nicchia e si scansa, dicendo “non sono Machiavelli” che, tra l’altro, fece anche una brutta fine visto che sospettato di aver complottato contro Giuliano de’ Medici fu anche torturato, ma questo non si dice mai. Poi c’è il “semi – storico”, che cioè compare a corrente alternata, ma compare. Si tratta dell’eterno Guido Bertolaso capo storico della Protezione Civile per dieci anni dal 2001 al 2010 che si materializza, sempre in quota centrodestra quando c’è qualche guaio da risolvere.
Ricordiamo le sue ultime consulenze – essendo anche medico – sulla lotta al Covid. Da ultimo è stato “pregato” tantissimo da Berlusconi e Salvini perché accettasse la candidatura a sindaco di Roma, ma lui ha finora sdegnosamente rifiutato. Quindi “pregata” a vuoto, si direbbe. Un pregato storico invece è sicuramente Alessandro Di Battista che dopo aver fatto una sola legislatura – come Cincinnato – si è ritirato dalla politica, ma non essendo compromesso come gli altri è spesso fatto segno della morbosa attenzione dell’Elevato e cioè di Beppe Grillo che è stato visto in un bar di Genova sghignazzare impudicamente dicendo: “Io un piano B ce l’ho!”. E se Conte fallisse saprebbe chi andare a pregare. E così consolato da questo ragionamento dalle miracolose proprietà xanaxatiche si addormenta che neanche un angioletto.