di Gaetano Pedullà
Come volevasi dimostrare, Pier Luigi Bersani ha dovuto gettare la spugna. Era più facile trovare la quadratura del cerchio che tirar fuori una maggioranza dalla somma di tre minoranze.
I rituali della politica, tra le prime consultazioni di Napolitano, le esplorazioni (anche con le parti sociali, sic!) del segretario Pd, adesso la nuova riflessione notturna del Capo dello Stato, ci hanno fatto perdere solo tempo, come se di tempo ne avessimo ancora. E oggi si ricomincia, con le consultazioni bis. Pazienza!
Siamo un Paese con regole vecchie, con prassi giurassiche, chiaramente non connesso con i nostri tempi; senza la più vaga idea di modernità. Ma come si fa a stupirsi se il rischio Paese terrorizza i mercati? Come si fa a meravigliarsi se non c’è più nessuno che vuol fare impresa (o metter su famiglia), scommettere sul futuro, creare occupazione e benessere?
Adesso comunque la palla è di nuovo al Quirinale, che rispetto a ieri non ha certo più carte da giocare. L’unica è tirar fuori un nome che possa convincere tutti. Un nome del Presidente, niente di nuovo rispetto a quello che è avvenuto poco più di un anno fa con l’incarico a Monti. Quando non servono, nessuno vuol cambiare le regole, la Costituzione, i minuetti della politica. Ma quando fa comodo queste regole possono essere calpestate. O vogliamo negare che la presidenza del Consiglio Monti non sia frutto di una palese violazione delle prerogative parlamentari? Allora caro Presidente Napolitano smettiamola col riproporre un metodo Monti bis. Chiuda con onore il suo settennato e riconvochi le urne. Non abbia paura del cambiamento e del crollo, così inevitabile, delle vecchie nomenclature. E ricordi che perseverare è diabolico.