Si salutano come due vecchi amici, sorridendo e dandosi di gomito, il premier incaricato Mario Draghi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che non sarebbe mancato al secondo giro di consultazioni per nulla al mondo. Mai avrebbe potuto lasciare la scena al segretario leghista Matteo Salvini, neo europeista convinto, neo liberista, neo fan dei banchieri folgorato sulla via di Città della Pieve.
Vista la svolta di questi ultimi giorni deve aver pesato ancor di più al Cavaliere non essere stato a Roma la settimana scorsa quando la delegazione azzurra è stata ricevuta per la prima volta al cospetto dell’ex numero uno della Bce, tanto che in quell’occasione diramò una nota in cui sottolineava “l’antica stima” che lo lega a Draghi, sottolineando che fu il suo governo a nominarlo governatore della Banca d’Italia e ad indicarlo, superando le resistenze di alcuni partner europei, alla guida della Bce. Come dire: Salvini mettiti in fila.
Non è un mistero infatti che Berlusconi invocasse un esecutivo di unità nazionale sin da marzo, all’inizio della pandemia, e che avesse in mente un “governo dei migliori” guidato dal “migliore fra i migliori”. Non a caso anche ieri all’uscita dalle consultazioni ha ribadito di aver confermato al presidente incaricato “Il nostro sostegno con la sollecitazione di adottare scelte di grande profilo tenendo conto delle indicazioni dei partiti ma decidendo in piena autonomia”, spiegando che la nascita di un governo di unità del Paese e delle forze politiche senza preclusione alcuna, non significa la nascita di una maggioranza politica con partiti differenti per storia e identità ma è la risposta a una grave emergenza per superare la drammatica crisi sanitaria, sociale ed economica, una risposta credibile e unitaria che avevamo chiesto per primi e che trova piena corrispondenza nell’invito del Capo dello Stato a tutte le forze politiche ad assumersi la responsabilità”.
Ancora una volta dunque Berlusconi ricorda il suo essere arrivato “per primo”, di aver messo prima di chiunque altro il cappello su quello che poi effettivamente si è realizzato. E il leader azzurro ha avuto pure un’altra soddisfazione: il bagno di folla come ai vecchi tempi, quando era lui il leader della coalizione: arriva in auto alla Camera dall’ingresso laterale di via della Missione ed è subito ressa di giornalisti e tv, che ha accontentato uscendo a piedi per salutarli. Per un giorno il protagonista è ancora lui.