Sono ore di attesa e speranza, ma anche di seria preoccupazione per le condizioni di salute di Silvio Berlusconi. Del resto dal San Raffaele, dove continua il via vai di familiari del Cavaliere, non sono arrivate notizie incoraggianti perché, interrompendo un silenzio stampa durato ventiquattr’ore, il professore Alberto Zangrillo – già medico personale di Berlusconi – ha gelato tutti spiegando con un comunicato stampa in cui si spiega che il ricovero in terapia intensiva serve “a curare un’infezione polmonare” che “si inquadra nel contesto di una condizione ematologica” in quanto Silvio “da tempo” è affetto da una “leucemia mielomonocitica cronica”.
Seconda notte in ospedale per Silvio Berlusconi. Tajani è ottimista: “Sta reagendo positivamente alle cure, è un leone”
Insomma la situazione appare seria anche se gli stati maggiori di Forza Italia si dicono certi che il loro leader ne uscirà anche questa volta. A ribadirlo, tra i tanti, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che nel suo intervento a Uno mattina su Rai 1 ha spiegato: “Berlusconi ha lavorato fino all’altro ieri sera. Speriamo che il leone torni presto alla guida del partito, lui non molla mai. È lui la guida del nostro partito, è lui il leader di Forza Italia”. Insomma c’è preoccupazione per la salute del Cavaliere ma anche fiducia che la situazione possa rientrare. “Ho parlato poco fa con il professor Zangrillo, mi ha detto che Berlusconi ha riposato bene, sta reagendo positivamente alle cure, è un leone, fisicamente forte, vogliamo essere ottimisti”, ha detto, questa mattina ad Agorà il vicepremier.
Ciò non toglie, però, che il mondo di Forza Italia sia in subbuglio perché i timori per le sorti del Cavaliere, il quale in ogni caso ha 86 anni e di certo non è eterno, si intrecciano inevitabilmente con quelli del partito che ha fondato. Già perché il binomio Forza Italia – Berlusconi è indissolubile visto che il destino dell’uno è legato a quello dell’altro. E così ora tra gli azzurri ci si chiede quale sarà il futuro del partito che dal ‘94 a oggi non ha mai affrontato il tema della successione del Cavaliere. Tutto lascia immaginare che se fin qui non è stato scelto un erede, allora è improbabile che se ne troverà uno. In fin dei conti lo ha fatto capire perfino Tajani spiegando che “è lui la guida del nostro partito”, una frase che ha il sapore della sentenza definitiva.
Così nel partito c’è già chi teme che anche in caso di una lunga assenza dalla scena politica di Silvio, il partito stesso – recentemente ristrutturato con una serie di avvicendamenti che hanno diluito enormemente la corrente moderata degli azzurri – possa andare in frantumi. Per questo nella vecchia guardia ci sarebbe chi sta già pensando a lasciare il partito e chi, invece, valuta la possibilità di confluire in Fratelli d’Italia, come si vocifera da tempo per Maurizio Gasparri, o in alternativa – almeno per la corrente moderata del partito – nel Terzo polo per riabbracciare vecchi compagni di partito come Mara Carfagna e Mariastella Gelmini.
E a ben vedere sembra che proprio questa migrazione verso altri lidi sembra essere il piano a lungo termine portato avanti negli ultimi tempi da Berlusconi con l’avvallo e il suggerimento della ‘moglie’ Marta Fascina che si è fatta interprete di un sempre crescente dialogo con i meloniani. Proprio loro, infatti, hanno recentemente riorganizzato Forza Italia mettendo ai margini i moderati del partito come Licia Ronzulli, la quale è vero che ha conservato l’incarico di capogruppo al Senato ma ha perso quello di responsabile Fi in Lombardia che è stato assegnato ad Alessandro Sorte da sempre vicino alla Fascina, e Alessandro Cattaneo che è stato sostituito come capogruppo alla Camera da Paolo Barelli ossia un fedelissimo di Tajani.
Manovre che hanno spostato notevolmente il baricentro azzurro verso FdI e di conseguenza spostando sempre più a destra l’intera coalizione dove, qualora dovesse venire meno Fi, finirebbe per perdere anche quel che resta dell’ala moderata. Eppure c’è anche un ulteriore scenario plausibile, seppur molto difficile, ossia quello illustrato dal il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi che ha illustrato un piano alternativo con Berlusconi che può dare vita a “una fondazione di Forza Italia, come motore rigenerante per un’area repubblica in cui entrano tante componenti”, un’area “divisa e diversa da Lega e Fratelli d’Italia” con il Cavaliere che “potrebbe guidare questa transizione, senza avere una posizione di protagonista diretto” ma un ruolo di grande saggio.
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