Berlusconi è stato assolto, la stampa italiana no. Il giorno dopo l’assoluzione di Silvio Berlusconi (avvenuta per un semplice cavillo tecnico) la stampa italiana passa la giornata a tessere lodi all’ex Cavaliere come nuovo santo del garantismo internazionale. L’occasione è ghiotta, all’orizzonte si intravede la possibilità di ripetere l’operazione già fatta con Giulio Andreotti: mettere in campo tutte le forze per usare un’assoluzione in tribunale all’assoluzione della storia. Ma la storia, come già accaduto per l’ex senatore a vita, non assolverà Berlusconi.
Lodi sperticate a Berlusconi dalla stampa senza vergogna. Dal Giornale a Libero al Riformista difesa spudorata del leader di FI e attacchi ai pm
Così si parte con Il Messaggero che titola a tutta pagina “Berlusconi, nuova assoluzione”, lasciando al lettore il retrogusto che la carriera di Silvio sia costellata da certificazioni della sua innocenza e non da leggi fatte su misura dai suoi governi pieni di lacchè. “Sotto il fango niente”, titola un galvanizzassimo Augusto Minzolini su Il Giornale. Nei commenti si scatenano: “La Waterloo delle toghe dopo 30 anni”, scrive Stefano Zurlo. Che poi in questi 30 anni ci siano cosucce come una condanna per mafia al braccio destro di Berlusconi, Marcello Dell’Utri, che tesseva i rapporti con Cosa Nostra per l’ex premier deve essere sfuggito alla redazione.
Marcello Pera verga un editoriale dal titolo “un danno per l’immagine per l’Italia” ed è difficile non essere d’accordo con lui, anche se per ragioni opposte. Minzolini ne approfitta per dare addosso a Ilda Boccassini parlando di “inquisizione più che di diritto” e ripete la solita litania del “Cavaliere fatto fuori dalla vita pubblica”. Minzolini sta parlando di uno dei tre leader di governo, di un ex candidato alla Presidenza della Repubblica. Non male come “sparizione”.
Ma il punto più alto dell’editoriale sono “le pressioni, per non dire le minacce” che secondo Minzolini i magistrati hanno messo in atto durante il processo. Siamo sicuri che Minzolini, posata la penna sarà corso in Procura a denunciare, vero? Sì, come no. Stavate aspettando Libero? Eccolo qua. Il quotidiano fondato da Vittorio Feltri detta la linea politica: “Berlusconi assolto” e quindi “i pm alla sbarra”. Niente, non ce la fanno a immaginare una giustizia che funzioni anche con le assoluzioni (perfino per dei tecnicismi, come in questo caso).
Alessandro Sallusti scrive in prima pagina un editoriale che aveva in canna da anni e racconta di una sera a cena con Berlusconi (probabilmente senza “ragazze eleganti” che si travestivano da avversari politici lasciando in bella mostra le grazie e. Mimando atti sessuali) in cui un presunto “esperto di diritto” chiese a Berlusconi come avrebbe potuto un povero diavolo difendersi da processi di quel tipo senza i suoi soldi in tasca.
Lasciamo perdere la salomonica risposta di Berlusconi (che ogni volta che viene descritto dai suoi scherani appare come un illuminato statista e poi basta mettergli un microfono sotto il naso per sentirlo sparare bestialità) e registriamo che anche per Sallusti domani potrebbe capitare a una qualsiasi signor Rossi, anonimo impiegato, di avere contatti con la mafia, di conoscere e incontrare un’infinità di corrotti e di corruttori, di avere a disposizioni uno stuolo di avvocati che entrano in Parlamento per difenderlo dai processi e non nei processi. Deve essere un mondo meraviglioso quello che ha in testa Sallusti. E poi attacca.
C’è tutto l’armamentario della propaganda berlusconiana: un piano inventato a tavolino da un “Sistema” (ci ha messo pure la lettere maiuscola) definito “soviet” (quindi piacerà a Berlusconi,. Immaginiamo), poi le “veline” passate ai giornali e tutto quello che ci si può aspettare. Alla fine Sallusti quasi si commuove pensando a quelle “ragazze che negli anni avevano frequentato le cene di Berlusconi” finite “nel tritacarne mediatico”. Fenomenale. Non poteva mancare Il Foglio nella schiera di giornali che dimostrano di averci capito moltissimo.
Per l’occasione si scomoda Giuliano Ferrara: “Che meraviglia l’assoluzione del Cav” – scrive Ferrara – “e viva la nostra battaglia contro una pessima inchiesta e il politicamente corretto dei mutandoni alle ballerine”. Gli anni di galera, secondo Ferrara, Berlusconi piuttosto se li meriterebbe “per dichiarazioni false e tendenziose pro Putin”. E nel suo genio editoriale Ferrara riesce a dirci che perfino Ruby nipote di Mubarak (affermazione votata dalla maggioranza in Parlamento dell’epoca, comprese le “competenti” che ora professano serietà nel cosiddetto Terzo polo) fosse solo “un’invenzione di fertile spessore solidale per evitare guai e pasticci giudiziari a una giovane persona del giro”.
In questa frase c’è tutto: se le bugie vengono raccontaste per quelli “del giro” allora sono buone azioni e valgono come una medaglia. Povero Putin, che è uscito “dal giro” de Il Foglio e di Ferrara. Pesta duro anche Il Riformista: “Assolto, assolto, assolto, assolto, assolto”, inizia così l’articolo di Tiziana Maiolo che apre la prima pagina. “Fine della persecuzione più lunga del secolo”, è il titolo che campeggia. E nell’editoriale del direttore Ruby che di fatto non sussiste, che è solo una povera ragazza incappata in un anziano presidente del Consiglio con il cuore troppo grande, diventa comunque utile per “una riforma della magistratura”.
Anche qui giù attacchi a Boccassini e Travaglio. A proposito di garantismo. Poteva mancare La Verità? No, ovviamente. Titolo a piena pagina sul “bunga bunga dei pm” e un corsivo del direttore Maurizio Belpietro che ci dice che il governo Berlusconi è caduto per le vicende avvenute sotto le lenzuola. Non ricorda Belpietro lo sfacelo economico di quel governo e lo stato pietoso dell’Italia agli occhi del mondo per questioni ben più pesanti. Ma la riabilitazione di Silvio è un lavoro sporco ma qualcuno lo deve pur fare.