Casini favorito per manifesta incapacità dei partiti e per la sua capacità di essere innocuo. A conferma che il capo dello Stato non è mai il profilo più autorevole, “altrimenti i nomi sarebbero quelli di Renzo Piano e Liliana Segre”. Gianfranco Pasquino, politologo e docente all’Università di Bologna, per il Colle boccia Berlusconi: “Ha un conflitto di interessi gigantesco”. E Cartabia: “Non bastano dieci mesi da ministra”.
Con Draghi al Quirinale avremmo un semipresidenzialismo di fatto?
“Non c’è nulla che ci obbliga a pensare che finisca così. Una volta eletto dovrebbe consultare i partiti della coalizione e potrebbero pretendere da Draghi di nominare un presidente del Consiglio scelto da loro. La democrazia parlamentare è una forma flessibile, bisogna tener presente i rapporti di forza”.
I partiti hanno già dovuto cedere al ruolo di Draghi. Come pensa si stiano preparando per il Colle?
“Si comportano abbastanza male, in coerenza con la loro struttura e la loro incapacità. C’è un Movimento 5 Stelle disperso. La Meloni ha una leadership solida, ma soli 58 voti. Salvini non sa se tenere Draghi a Palazzo Chigi o rischiare, alle elezioni, il sorpasso di Meloni. Il Pd di Letta ha almeno tre correnti al suo interno. Forza Italia non esiste, se non numericamente”.
Ma Forza Italia ha in campo l’unica propria candidatura, quella di Berlusconi.
“Ci sono tutti i dubbi sulla qualità della sua candidatura. Ma è la sua ultima partita e non la gioca da una posizione di debolezza. Se il centrodestra lo sostiene, gli mancano 60-70 voti”.
Il Mattarella bis non sarebbe la soluzione più sicura, come viene proposto?
“L’ipotesi mi sembra fastidiosa per il Presidente della Repubblica. Non è una buona idea dire “fai due anni e vai via”. Napolitano accettò obtorto collo. Credo che Mattarella continuerà a dire di no”.
Chi può essere il suo erede?
“Il prossimo Presidente deve essere qualcuno che si spoglia della sua appartenenza, non solo politica ma anche professionale, come ha detto Mattarella nel discorso di fine anno. E qui c’è una critica a Berlusconi, che si trova in un gigantesco conflitto di interessi e non dovrebbe essere eletto. Il nuovo capo dello Stato deve tutelare le prerogative della Presidenza, questo significa conoscere il funzionamento del sistema parlamentare. Viene così esclusa Marta Cartabia, perché dieci mesi da ministra non la rendono competente, politicamente parlando”.
Non vale lo stesso discorso per Draghi?
“Mi pare eccessivo dire che Draghi non abbia esperienza politica. È capo del governo ed è stato otto anni alla presidenza della Bce”.
Allora chi può andare al Colle?
“Penso Pier Ferdinando Casini. È il decano del Parlamento, è stato presidente della Camera, è stato eletto dal centrodestra più volte ed ora è senatore del Pd. È innocuo, non ha mai preso delle posizioni nette, non ha mai insultato nessuno. Navigherebbe alla Presidenza della Repubblica, potrebbe orientare i partiti perché conosce il Parlamento. In Europa saremmo tutelati da Gentiloni come commissario e da Draghi a Palazzo Chigi. Se Salvini andasse da Letta e Renzi, proponendo Casini, come farebbero a dirgli di no?”.
Sponsorizza Casini?
“Non sarei un suo elettore. Ma è l’uomo che toglie le castagne dal fuoco a persone che hanno dimostrato di non avere grandissima fantasia”.
Intende che sarebbe espressione di un’elezione di basso profilo?
“Ma chi ha detto che il Presidente della Repubblica sia per forza il profilo più autorevole del Paese? Non è mai stato così. Giovanni Leone era il più autorevole di un Parlamento in cui c’erano Moro, Fanfani e La Malfa? E Scalfaro? È stato eletto quasi per caso dopo una tragedia”.
Non c’è un profilo alto?
“Dovremmo prendere Renzo Piano, un uomo che ha risolto un problema gigantesco come il Ponte Morandi. Poi c’è il nome di Liliana Segre, che già circola. Entrambi hanno due limiti, quello anagrafico e la mancanza del requisito esperienza politica. Tuttavia, se dobbiamo parlare di profili autorevoli, sono questi i nomi”.