Da Silvio Berlusconi a Giuliano Amato, passando per Elisabetta Alberti Casellati e Pier Ferdinando Casini, c’è almeno un poker di candidati improbabili, se non improponibili, per raccogliere l’eredità di Sergio Mattarella. Le danze sono ufficialmente aperte, dal 24 gennaio scatteranno le votazioni per eleggere il nuovo capo dello Stato. Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha inviato la lettera per convocare i grandi elettori che a Montecitorio indicheranno chi resterà al Quirinale per i prossimi sette anni (leggi l’articolo). La pattuglia degli auto-candidati è sempre più nutrita, con figure che difficilmente potrebbero rappresentare l’unità nazionale.
CI CREDONO DAVVERO. Su tutti spicca Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale e grande protagonista delle cronache giudiziarie da decenni. Ancora oggi è imputato nel processo Ruby ter, da cui ha spesso evitato le udienze a causa dei problemi di salute. E non va dimenticato che l’imprenditore barese, Giampaolo Tarantini, è stato condannato in via definitiva a due anni e dieci mesi per aver reclutato delle escort da portare ad Arcore.
Certo, Berlusconi non ha ricevuto alcuna condanna, ma la vicenda lo iscrive di diritto tra gli improponibili per il Colle. Tra le tante funzioni, infatti, il capo dello Stato presiede anche il Consiglio superiore della magistratura. Sembra una barzelletta, di quelle che tanto ama raccontare il leader di Forza Italia, eppure è tutto vero: Berlusconi aspira a essere al vertici dell’organo di autogoverno dei magistrati. Non è da meno la candidatura dell’attuale presidente del Senato Casellati, che durante il suo mandato è finita sotto attacco per l’uso di decine di voli di Stato.
Forzista di lungo corso, già sottosegretario alla Giustizia dal 2008 al 2011 e strenua difensore del suo leader, il suo identikit circola come possibile seconda scelta, in caso di forfait berlusconiano. Un compromesso più che conveniente per il centrodestra: Casellati non hai mai brillato nel ruolo di figura super partes, come testimonia – tra le altre cose – un’intervista molto critica nei confronti del Conte bis durante le prime ondate della pandemia.
UNA VITA AL POTERE. Casini è un altro profilo che rientra a pieno titolo tra i quirinabili improbabili. Nella sua lunga carriera politica, è riuscito a essere tutto e il contrario di tutto. Fin dalla gioventù è stato esponente della Dc, salvo poi spostarsi a destra, abbracciando il berlusconismo con la sua creatura, l’Udc. Grazie alla benedizione dell’ex Cavaliere, è diventato presidente della Camera. Avendo annusato l’aria del declino politico berlusconiano, ha iniziato a sterzare verso il centro per abbracciare la causa di Matteo Renzi, tanto da annunciare il sostegno al referendum sulla Costituzione.
Per dimostrare la sua passione renziana, abbandona addirittura l’Udc, di cui era fondatore. Nel 2018 passa all’incasso: viene candidato come indipendente nelle liste del centrosinistra a trazione renziana. Casini, insomma, ha dimostrato di saper attraversare le intemperie politiche. Un destino condiviso con Giuliano Amato, altro improponibile, che ha superato indenne il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, accumulando una serie di incarichi, dalla presidenza del Consiglio alla vicepresidenza della Corte costituzionale, diventando un campione di ricche pensioni. Anche lui molto apprezzato da Berlusconi, che lo avrebbe voluto al Colle al posto di Mattarella.