di Oscar Cromato
Saranno pure soltanto delle battute, ma quando il pepe diventa vetriolo c’è da riflettere (e da ridere). Durante il consueto monologo fiorentino con TuttoDante, Roberto Benigni ha scaldato la platea punzecchiando uno dei suoi cavalli di battaglia preferiti, Silvio Berlusconi, a pochi giorni dalla condanna in Cassazione e qualche ora dopo la manifestazione di solidarietà in via del Plebiscito a Roma.
Il comico ha detto che «gli organizzatori hanno pagato tutto e tutti sennò chissà chi ci andava». E prendendo di mira Sandro Bondi e le sue dichiarazioni sulla guerra civile ha aggiunto che la Santanchè ha già comprato quattro bazooka e Brunetta è vestito da Rambo. L’ex ministro Renato Brunetta, oggi presidente dei deputati del Pdl, non si è fatto volare la mosca al naso e ha subito replicato: «Un buon motivo per non andare all’Inferno è l’idea di trovarci Benigni che ripete la sua solfa uccidendo Dante anche là. Comunque finché Benigni ripete pateticamente le battute sul sottoscritto e altri colleghi del Pdl, attinte dal repertorio di Grillo e Crozza, non fa ridere, ma pazienza». Di tutt’altro spessore la replica sui manifestanti pagati. «Non c’entra nulla con l’umorismo – dice Brunetta – ed è pura menzogna. Una infamia che colpisce non solo gli organizzatori ma diffama volgarmente tanta gente comune e perbene, che è capace di provare affetto per Berlusconi e rabbia per l’ingiustizia, ed è la stessa che prezzola Benigni con il canone quando ci rifila a tariffe milionarie i suoi flop danteschi».
Comunque per tornare all’umorismo di Benigni c’è da registrare anche lo storico accostamento tra Berlusconi e Ulisse. Il re di Itaca è il più amato dal Cav «perché è un uomo che lascia tutte le donne a casa, che è perseguitato, che ha passato una vita nelle navi, che ha paura di sentire le sirene da un momento all’altro».