Una spesa in linea con quella dell’anno precedente, seppure in leggero aumento. Come certificato dal bilancio di previsione 2018 della Corte Costituzionale. Che quest’anno costerà 54 milioni 955mila 846 euro. Vale a dire, 306mila euro in più rispetto ai 54 milioni 649 mila 646 euro del 2017. Una spesa che sarà coperta con il contributo dello Stato per le spese di funzionamento che quest’anno ammonterà a 55 milioni 200mila euro. Pari, in percentuale, allo 0,009% delle spese correnti del Bilancio dello Stato, sottolineano le note che accompagnano il documento contabile.
Vita da giudice – Insomma, spese stabili. Dopo che la crisi ha bussato negli anni scorsi, pure a Palazzo della Consulta. E soprattutto tra gli ermellini, i giudici che vigilano sulla legittimità delle leggi dello Stato e delle Regioni. Con la sforbiciata agli stipendi che, dal 1° maggio 2014, ha tagliato del 22,6% i loro assegni, ridotti da 465mila 138 euro a 360mila euro lordi l’anno (432mila per il presidente). Al netto, 169mila 384 euro, circa 13mila al mese per 13 mensilità. Tirando le somme, per pagare i 15 giudici costituzionali (attualmente in 14), nel 2018, dalle casse della Corte usciranno 7 milioni 917mila euro tra stipendi e oneri vari. Oltre ovviamente ai benefit, invece, hanno resistito. “Un cellulare, un pc portatile e un’autovettura”, oltre ai “costi di viaggio dei giudici residenti fuori Roma” e, per tutti, delle “spese di viaggio fuori sede relative agli impegni in rappresentanza della Corte”. E non è tutto. “A ciascun giudice costituzionale è assegnata una piccola foresteria (monolocale o bilocale) nell’ambito della Corte, prevalentemente utilizzata dai giudici che risiedono fuori Roma”.
Molto di personale – Ma il vero salasso è quello delle spese obbligatorie (stipendi e pensioni), che da sole assorbono l’89,71% dell’intera spesa della Corte. A pesare di più sono le retribuzioni del personale in servizio: 28 milioni 805mila euro, tra stipendi, oneri previdenziali, formazione e aggiornamento (68mila), assicurazioni varie (62,5mila) e buoni pasto (290mila). Altri 12 milioni se ne andranno invece per il riequilibrio dei fondi per il trattamento previdenziale: 4 milioni 204mila euro per quello degli ex giudici costituzionali (22 in tutto e 13 superstiti); altri 7 milioni 828mila per quello del personale in quiescenza (143 ex dipendenti e 89 superstiti). In tutto 267 posizioni, 6 in più rispetto alle 261 del 2017.
Tutti a bordo – Poi ci sono le spese per l’acquisto di beni e servizi: in tutto 4 milioni 244mila 800 euro. Serviranno per pagare la bollette elettrica (290mila), dell’acqua (33mila), del riscaldamento (79mila) e la telefonia (241mila euro comprensivi della manutenzione degli impianti). Per la manutenzione e l’aggiornamento dei sistemi informatici, la Consulta spenderà invece 458mila euro. Ma non è tutto. Tra le singoli voci di spesa, saltano agli occhi i 496mila euro per il “noleggio, assicurazione, manutenzione e spese di funzionamento autovetture”. Insomma, un parco macchine di tutto rispetto che, comunque, costerà 88mila euro in meno rispetto ai 584mila euro del 2017. Non scherza neppure la spesa per il “noleggio attrezzature d’ufficio”: altri 463mila mila euro. Mentre per il restauro di Palazzo della Consulta si prevede di spendere, nel 2018, 64mila euro. Tanto quanto per i “trasferimenti istituzionali dei giudici costituzionali”.