Si è salvato soltanto grazie all’auto blindata il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Questa notte è riuscito a sfuggire a un agguato sui Nebrodi tra Cesarò e San Fratello, nel messinese. Antoci è da tempo sottoscorta a causa delle minacce subite in seguito ai protocolli di legalità messi in atto per evitare la concessione di ampie zone di pascoli alla mafia. Intorno alle due di notte la macchina su cui viaggiava Antoci è stata bloccata lungo i tornanti di montagna da alcune grosse pietre poste sulla carreggiata. A quel punto il commando ha fatto fuoco. Per fortuna la vettura era blindata e ha resistito alle pallottole. Subito dopo si è aperto uno scontro a fuoco con la Polizia che scortava la vettura del presidente del Parco dei Nebrodi. Non ci sono stati feriti. Inevitabilmente ora sono partite le indagini, condotte dalla polizia con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Messina. “Il mio grazie alla Polizia di Stato per avermi salvato la vita”, ha detto Antoci, immediatamente dopo il blitz del commando mafioso. Ma il presidente già è pronto a rimboccarsi le maniche e andare avanti sulla strada della legalità: “Questa è la prova che abbiamo toccato il nervo giusto – ha detto in un’intervista rilasciata ieri a La Repubblica – Quello che è successo stanotte (ieri notte, ndr) ci dà la certezza che abbiamo toccato davvero un finanziamento importante che la mafia aveva in Sicilia”.
L’ENNESIMO ATTO INTIMIDATORIO – Continuano dunque le minacce al Parco dei Nebrodi. Già, perché il blitz del commando è solo l’ultimo (il più drammatico) di una serie di atti intimidatori si cui è stato vittima Antoci. A fine 2015 non a caso la Polizia di Palermo aveva rinvenuto una busta contenete 5 proiettili calibro 9 pronta per essere recapitata proprio presso gli Uffici della Presidenza del Parco. È su più fronti che il Parco si sta attivando contro le infiltrazioni mafiose. Ad oggi, non a caso, sono diverse le gare annullate proprio per infiltrazioni mafiose; altri contratti sono stati revocati per gli stessi motivi grazie anche al protocollo di legalità sottoscritto in Prefettura il 18 marzo 2015 con il Prefetto di Messina Stefano Trotta ed allargato a tutti gli enti regionali come fortemente voluto dal Presidente della Regione Rosario Crocetta. Già qualche mese prima, dopo vari altri atti intimidatori, a Piano Cicogna nel territorio di Cesarò, era stata rinvenuta una bottiglia incendiaria con la scritta “Ve ne dovete andare”;
VICINANZA – Solidarietà ad Antoci è arrivata, tra i primi, dal presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta: “Sono tutti illesi grazie all’azione di coraggio dei poliziotti. L’episodio si lega alla battaglia che con il presidente Antoci stiamo facendo contro la mafia dei pascoli e all’azione di moralizzazione che stiamo portando avanti, che ha già condotto a diversi arresti sul territorio”. Vicinanza ad Antoci anche da parte del Centro Pio La Torre. “Si mobilitino adesso con forza gli allevatori, la cittadinanza e le amministrazioni locali della zona – ha detto il presidente Vito Lo Monaco – perché l’avviato processo di espulsione dai pascoli dell’infiltrazione mafiosa sia rafforzato e accompagnato da tutte le misure repressive e preventive delle Forze di polizia. Il territorio sia presidiato per assicurare sicurezza e libertà ai cittadini e agli allevatori onesti”. Parole di solidarietà anche dal senatore Pd Giuseppe Lumia, componente della commissione parlamentare antimafia che parla di “un atto di guerra, una sfida allo Stato. Antoci non è solo. Se è guerra, pertanto, guerra sia. Siamo pronti a combatterla tutti insieme. I mafiosi sappiano che non avranno tregua”.