“Grande soddisfazione per i documenti concessi alla Fondazione Luigi Einaudi Onlus, ma non basta”, dice il senatore del Movimento Cinque Stelle, Mattia Crucioli, commentando la desecretazione dei cinque verbali del Comitato tecnico e scientifico (Cts), relativi al periodo della pandemia Covid-19, e oggetto di ricorso al Tar da parte della stessa Fondazione. “Bisogna rendere pubblici tutti i documenti, non solo quelli richiesti”. Così il senatore pentastellato sottolinea la necessità di inserire tutti gli atti del Cts nella sezione “Amministrazione trasparente”, essendo la Protezione Civile afferente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. O, in alternativa, “se si ritiene che tali documenti debbano essere soggetti a secretazione è assolutamente necessario che il Governo spieghi le ragioni e dia delle motivazioni valide e credibili.
Nel mio intervento in Aula, qualche giorno fa prima della desecretazione dei documenti relativi ad alcune riunioni e valutazioni degli esperti, ho spiegato che ritenevo scorretto che non si consentisse al Parlamento di discutere e chiedere chiarimenti. Ritengo fondamentale in una democrazia che il Governo sia chiamato a dare conto della secretazione di documenti che riguardano la salute pubblica. Si tratta di una questione di rilievo tale che non si poteva agire diversamente”.
Quindi senatore, lei cosa pensa della scelta iniziale del Governo di non rendere noti i verbali e poi, la sera stessa del suo intervento in Aula al Senato, di desecretarli?
“Ritengo che il Governo debba pubblicare ora tutti i documenti. Non come avvenuto in questo caso, ovvero solo a seguito di istanze di accesso agli atti, come è stato con la Fondazione Luigi Einaudi. Tra l’altro ritengo positiva la scelta di aver abbandonato il contenzioso con la Onlus davanti al Consiglio di Stato, impugnando la decisione del Tribunale amministrativo regionale che dava ragione alla Fondazione, come in un primo momento sembrava andasse a finire questa vicenda. I verbali resi noti possono essere soggetti a diverse interpretazioni, è vero. Ma ritengo la scelta politica del lockdown totale in tutta Italia, e non come consigliato dagli esperti con una diversificazione delle aree, una posizione da valutare positivamente, soprattutto a fronte dei risultati sui nuovi contagi di questi giorni, che ci vedono in una posizione di gran lunga favorevole rispetto al quadro europeo. è evidente che se oggi abbiamo questi numeri lo dobbiamo alle scelte fatte. Torno a sottolineare, però, che la trasparenza è la cosa più opportuna”.
In merito alla situazione di Alzano Lombardo e Nembro, i due comuni oggetto di preoccupazione nei verbali del 3 marzo scorso e per i quali il Cts richiedeva “di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa”, come valuta la posizione assunta dal Governo?
“Guardi, nulla di nuovo. Il 3 marzo vennero fuori delle indiscrezioni sul verbale del Comitato tecnico scientifico che parlavano proprio di queste indicazioni favorevoli alla chiusura. In merito ribadisco quello che ho già affermato: il Governo deve rendere conto in Parlamento delle scelte politiche fatte. Mi rendo conto che sia più difficile giustificare una scelta come quella che riguarda questi due comuni”.
Il premier Conte ha dichiarato che quel verbale, specifico sulla chiusura dei due comuni fortemente colpiti dal coronavirus, non gli è mai arrivato. Lei in merito che idea si è fatto?
“Innanzitutto vorrei precisare che i magistrati della procura della Repubblica di Bergamo hanno acquisito gli atti e stanno lavorando per fare chiarezza sulle eventuali responsabilità penali. Per quanto riguarda invece la questione politica, nello specifico del premier, o chi per lui, è chiaro che bisognerà capire per quale motivo non è pervenuto a chi di dovere quel documento e dove si è verificato l’intoppo”.
Quindi, secondo lei, il presidente del Consiglio dovrebbe avviare un’indagine interna per capire cosa non ha funzionato?
“Mi auguro, in realtà, che Conte l’abbia già disposta. Nel caso così non fosse, l’auspicio è che provveda quanto prima”.