La buona notizia è che ci sarà un bonus per i dipendenti pubblici. Il problema, però, è che servirà per celare una notizia molto meno positiva: il bonus una tantum sarà un ripiego per gli statali che vedono sfumare anche nel 2024 il tanto atteso rinnovo dei contratti e il conseguente incremento in busta paga.
Il governo sta infatti puntando alla conferma del bonus una tantum, già introdotto per il 2023, anche nel prossimo anno. Il Mef sembra in difficoltà nel trovare le risorse necessarie per il rinnovo dei contratti chiesto dal ministro della Pa, Paolo Zangrillo: servirebbero almeno sei miliardi subito, a fronte di una cifra molto più alta (circa 30) se si volessero davvero adeguare gli stipendi all’inflazione.
Un altro bonus una tantum al posto del rinnovo dei contratti per la Pa
Il governo, quindi, potrebbe puntare a un nuovo bonus una tantum, un altro aumento dell’1,5% sugli stipendi degli statali. Lo scorso anno questo bonus è valso nel migliore dei casi aumenti mensili superiori ai 100 euro per i ruoli di vertice. Molto meno di quanto dovrebbe aumentare la busta paga con il rinnovo contrattuale.
I contratti, come ha ricordato di recente la Corte dei Conti, sono scaduti nel 2021 e “appare difficile non prevedere l’estensione dell’una tantum per gli statali”, scriveva. Il mancato rinnovo per il triennio 2022-2024 verrebbe quindi compensato solo in minima parte dal bonus dell’1,5%. E se non venisse confermato, senza il rinnovo dei contratti, questo vorrebbe dire addirittura un taglio in busta paga per milioni di lavoratori. Come a dire che confermare il bonus è il minimo sindacale per il governo.
Gli aumenti in busta paga e i costi
Per il 2023 il bonus è costato allo Stato un miliardo di euro. Per le posizioni meno di prestigio l’aumento è stato di poco più di 20 euro al mese, a fronte di un incremento per i dirigenti di circa 60 euro al mese. La Nadef ci dirà se sono previste o meno nuove risorse per gli statali in manovra, ma i sindacati già ricordano come i contratti siano scaduti da ormai 20 mesi. Insomma, se si seguisse l’inflazione gli stipendi dovrebbero salire di centinaia di euro, invece – se tutto andrà bene – l’aumento sarà solo di poche decine di euro (nel migliore dei casi).